“Non vi è più schiavo di chi crede di vivere libero”. Così fa la sua entrata sulla scena Trivellino (Carlo Ragone), saggio governatore dell’isola degli schiavi, per accogliere quattro naufraghi scampati ad una tempesta.
Essi sono il Barone Iphicrate (Stefano Fresi), la marchesa Euphrosine (Ippolita Baldini) e i loro due servi, Papele (Giovanni Anzaldo) e Sylvia (Carla Ferraro).
Nell’isola, dove altri servi prima di loro si sono liberati dal borioso giogo dei loro originari padroni, i quattro saranno sottoposti ad un bizzarro ed imbarazzante trattamento: si scambieranno abiti e nomi e con essi la condizione sociale; il tutto per scardinare le convenzioni vigenti nel loro vecchio mondo e permettere ai maltrattati servi di vendicarsi sugli arroganti padroni.
Tutto questo e molto altro è andato in scena sulla piattaforma rotante del teatro “Piccolo Eliseo”, per la regia di Ferdinando Ceriani, noto anche per essere il curatore del laboratorio teatrale LUISS dal 2002. Dalla penna dell’autore illuminista francese Pierre de Marivaux, l’Isola degli schiavi rappresenta un interessante punto di vista sulle contraddizioni della società, non solo di quella settecentesca dell’autore, ma anche di quella a noi contemporanea. Sul palco servi e padroni si alternano in un comico scambio di ruoli, mettendo a nudo i comportamenti, le frivolezze e i divertimenti di una classe nobiliare completamente irresponsabile e viziata, caduta successivamente sotto i colpi della rivoluzione francese e lo sfruttamento della schiavitù, completamente immotivato agli occhi dell’autore.
I servi, innalzati al livello dei padroni, provano in maniera buffa, dopo aver rappresentato i comportamenti iniqui e autoritari dei padroni nei loro confronti, a prenderne il posto, assistiti ora dai loro ex-padroni.
La storia si intreccia vedendo Papele invaghirsi di Euphrosine e Sylvia di Iphicrate e riprendendo i loro goffi tentativi di corteggiamento, sulla falsariga di quelli adoperati nel loro vecchio mondo dai rispettivi padroni. A seguito del fallimento della corte fatta a Euphrosine, Papele si rende però conto di non sentirsi a suo agio nella sua nuova condizione privilegiata e perdona il suo vecchio padrone Iphicrate restituendogli la libertà, come poi, anche se con più riluttanza, farà Sylvia.
La morale, illustrata da Trivellino alla fine della rappresentazione prima del ritorno dei protagonisti nel loro vecchio mondo, è che le condizioni sociali possono essere facilmente ribaltate, ma grazie allo speciale “trattamento” riservato sull’isola, gli ex schiavi hanno potuto affrancarsi e prendersi qualche piccola rivincita nei confronti dei propri precedenti sfruttatori, i quali hanno invece visto punita la propria superbia e imparato una lezione fondamentale per il proseguo della loro vita.
Attori coinvolti e concentrati, diretti magistralmente, sono stati il segreto del successo di questo spettacolo, sempre sul pezzo fino all’ultima replica, capaci di rimanere sempre nel personaggio, senza mai uscire dal palcoscenico per tutti i novanta minuti dello spettacolo. Dalla sua prima rappresentazione nel 1725 al teatro della “Comédie Italienne” a Parigi fino al giorno d’oggi, le parole di De Marivaux hanno risuonato e continuano a rimanere amaramente attuali, data le disparità e i divari che persistono nella società delle epoche passate e contemporanee, seppur con alcune sostanziali differenze, prima fra tutte la faticosamente conquistata abolizione della schiavitù.
Al termine dello spettacolo, la meritata standing ovation del pubblico del “Piccolo Eliseo”, gremito anche di domenica, rafforzata da un calorosissimo applauso dei ragazzi della LUISS anche all’abile Ceriani, incontrato poi nel dietro le quinte del teatro, dove il regista ha passato ai suoi allievi il simbolico testimone, con la raccomandazione: “I prossimi siete voi!”, in riferimento allo spettacolo che il laboratorio teatrale dell’Università ha messo in scena a fine Maggio.
A cura di Leonardo De Marco