Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce.
Queste sono le parole di Giuseppe Ungaretti, scritte per celebrare i Morti della Resistenza. Settantacinque anni fa, il giorno del 25 Aprile il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) dichiarò l’insurrezione, facendo partire l’appello per la rivolta. Il 25 Aprile è una data ancora oggi significativa, eppure in molti ne hanno dimenticato il significato decidendo autonomamente che ciò che rappresenta non necessita più di essere ricordato.
Questa data invece merita di essere ancora oggi ricordata perché funge da spartiacque tra il fascismo e l’antifascismo.
Questi due fenomeni, intesi nel loro significato primo, potrebbero essere considerati anacronistici.
Quello che non deve essere certo dimenticato è tutto ciò che si cela dietro questi due termini.
Il fascismo riporta ad un unico colore, il nero, e ad un unico concetto, l’omogeneità. Chiunque andasse controcorrente era deviato. L’ideologia doveva essere unica e condivisa; non era ammessa alcun tipo di voce fuori dal coro, perché, ovviamente, le voci discordanti portano al dubbio, il dubbio genera disordine, e il disordine poteva persino portare all’abbattimento del regime.
L’antifascismo riporta al concetto di pluralità, e l’unico elemento che doveva essere pienamente condiviso era il sentimento di rivolta verso un sistema che aveva per anni asfissiato l’Italia. È un fenomeno che prevede il rifiuto per tutto ciò che risulta essere una illogica imposizione; è il segno tangibile del fatto che persone diverse, anche le più diverse, motivate da validi e nobili motivi, possano realizzare qualcosa di grande.
Al giorno d’oggi, l’Italia, insieme a molti altri paesi europei e non, sta attraversando una crisi che sta sconvolgendo le vite di tutte le persone da ogni punto di vista, soprattutto quello sociale.
Le famiglie hanno perso molti dei propri cari; spesso tutti coloro che vengono portati in ospedale, dovendo rimanere isolati, muoiono nei loro letti senza neanche poter vedere i propri cari nei giorni precedenti. Molte famiglie sono sul lastrico, non riuscendo ad essere sicuri neanche su quello che faranno l’indomani. E, ancora, ci sono anche quelle persone che vorrebbero tanto rimanere chiuse in casa, nel rispetto della legge, ma che non possono, perché una casa non la hanno.
In molti in questi giorni stanno discutendo su quanto sia giusto festeggiare il 25 Aprile, considerata la situazione attuale. Ma il 25 aprile non simboleggia unicamente la cacciata delle forze nazi-fasciste dal suolo italiano nel 1945. Questa data è il simbolo di un popolo che combatte.
Un popolo che non è sempre stato unito, ma che, nonostante tutto, alla fine ce la fa.
Un popolo orgoglioso, che nei momenti di difficoltà non si tira dietro.
Non c’è differenza tra i partigiani del CLN ed i volontari e i medici che, dispersi in tutta Italia, stanno provando a risollevare questo Paese; i giovani militari che, con rispetto e dignità, guidano i camion colmi dei corpi dei deceduti, sono parimenti valorosi a quei ragazzi che combatterono con i fucili sulle Alpi.
L’Italia è un Paese che fa spesso sembra fare acqua da tutte le parti, ma i suoi cittadini sono SEMPRE stati abituati a rimboccarsi le maniche nel momento del bisogno.
Che il 25 aprile rappresenti un momento di riflessione circa la forza degli italiani!
Nel 1945 donne, uomini, anziani e bambini combatterono per la liberazione e, seppur si tratti di un altro tipo di guerra, ora stanno facendo lo stesso.
Articolo a cura di Federica Boscaino