È il 1972 quando un ventitreenne austriaco di nome Niki Lauda scende in campo per correre la sua prima gara di Formula 1 con il team March. Le speranze sono tante, soprattutto per lo stesso Lauda che negli anni precedenti al debutto ha dovuto chiedere diversi prestiti per entrare nel mondo delle corse, contro il volere della propria famiglia.
L’esito di quella prima stagione è tutt’altro che buono e per poter continuare a correre l’anno successivo Lauda deve chiedere un ulteriore prestito e spostarsi dalla March al British Racing Motors team.
Anche il 1973 non si rivela essere un anno migliore del precedente; nonostante Lauda dimostri da subito le sue capacità fuori dal comune, il team è in declino ed il colpo finale arriva quando il suo copilota, Clay Regazzoni, abbandona il BRM per ritornare in Ferrari.
Lauda però, si sa, è sempre stato in grado di rinascere dalle proprie ceneri e questa ne fu la prima prova. Appena Clay approda in Ferrari infatti, gli viene chiesto cosa ne pensi di Lauda e Regazzoni ne parla così bene che Enzo Ferrari si convince a chiamarlo immediatamente.
Così nel 1974, dopo 3 anni disastrosi, la Ferrari si rimette in piedi e punta su questo pilota poco conosciuto, ma di grande talento.
Il successo, lento ma inesorabile, arriva: è il 1975 ed il Campione del Mondo è proprio lui.
La stagione successiva, però, è purtroppo anche uno dei motivi più tristi per cui conosciamo questo incredibile pilota.
È il 1976 e siamo a Nürburgring, dove si corre la decima gara del Campionato Mondiale.
Il circuito è noto per la sua pericolosità e nei giorni di prove e qualifiche precedenti alla gara le condizioni meteo non sono buone; ma i piloti sono impazienti di correre questa gara, fondamentale per ottenere gli ultimi punti necessari al titolo di Campione del Mondo, e dunque le proteste di Lauda contro il circuito e la sua richiesta di annullare la gara vengono ignorate.
Il 1° agosto 1976 la gara parte, nonostante una leggera pioggia a disturbare, ma bastano due giri per arrivare al disastroso incidente che sconvolse la vita di Lauda; in curva al Bergwerk, il punto più lontano del circuito dai box, si schianta contro il guard-rail e finisce al centro della pista. La vettura prende immediatamente fuoco e qualche frazione di secondo dopo Harald Erti e Brett Lunger lo colpiscono in pieno, facendogli perdere il casco.
Lauda, intrappolato in un inferno di fiamme, viene portato in salvo poco dopo dai piloti Arturo Merzario, i due piloti già citati e Guy Edwards. Viene portato immediatamente in ospedale, con ustioni di terzo grado su tutto il corpo e sangue e polmoni avvelenati da esalazioni di magnesio.
Le sue condizioni sono estremamente critiche, ma inaspettatamente il 5 Agosto viene dichiarato fuori pericolo e trasferito in un centro specializzato per pazienti ustionati.
Il recupero è difficile e doloroso, nessuno si aspetta un ritorno in breve tempo ma Lauda sorprende tutti: il 12 Settembre 1976, dopo appena 42 giorni dall’incidente, Niki si presenta a Monza pronto per tornare in pista. Corre con terribili sofferenze fisiche, le palpebre non ancora guarite ad impedirgli una buona visuale e le ustioni a tormentarlo, ma nonostante tutto si piazza al quarto posto e anche se la vittoria va allo svedese Peterson, l’eroe indiscusso è lui.
La stagione continua, così come la ormai famosa rivalità Hunt-Lauda. I due piloti si giocano il titolo con l’ultima gara della stagione, il Gran Premio del Giappone sul circuito del Fuji. Si corre sotto una pioggia torrenziale ed infatti, al secondo giro Lauda si ritira, ritenendo le condizioni della pista troppo pericolose per proseguire ed assumendosi la responsabilità di questo gesto, dando così inizio alle tensioni con la Ferrari.
Il 1977 è di nuovo l’anno di Lauda, vince il secondo titolo mondiale, ma i rapporti con la Ferrari si rompono definitivamente. Dal 1978 infatti, passa in Brabham fino al 1979, anno del primo improvviso ritiro.
Non è che una pausa però; nel 1982 torna alla guida di una McLaren ed il talento è sempre lo stesso, tanto che nel 1984 è Campione del Mondo per la terza volta.
Il 1985 è l’anno del secondo e definitivo ritiro, ma la sua carriera nella Formula 1 non finisce certo così. Viene infatti richiamato dal nuovo presidente Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, come consulente nella gestione della Scuderia. Successivamente sarà team principal per la Jaguar Racing e dopo presidente onorario non esecutivo della Mercedes AMG F1, oltre che fondatore di tre compagnie aeree.
Proprio in Mercedes, sarà lui ad intravedere del potenziale nel futuro pluricampione del mondo Lewis Hamilton.
Niki Lauda si spegne il 20 Maggio 2019 a Vienna, in seguito a complicazioni dovute ad un trapianto di polmoni.
Non bastano certo poche righe per riassumere la vita straordinaria di questo campione. Sicuramente però, nessuno potrà mai dimenticare un pilota così straordinario, combattente nato, dotato di enorme forza ed intelligenza e non da ultimo, un modello immortale.
E cosi Niki, dopo 171 gare, 54 podi e 25 vittorie, ti salutiamo.
Di Desirèe Palombelli