È ormai fuori controllo nello stato del Malawi, paese dell’Africa orientale, la persecuzione in atto nei confronti della popolazione albina.
Albino è un termine che deriva dal latino e che significa “bianco”. Secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani, l’albinismo è “un’anomalia congenita ed ereditaria, consistente nella depigmentazione parziale o totale della pelle, dei peli e dei capelli, dell’iride e della coroide, da cui deriva una colorazione molto più chiara del normale, o più raramente una totale decolorazione; determina scarsa tolleranza sia visiva sia cutanea alle radiazioni luminose; è presente in tutte le razze”.
Si stima che gli albini nel Malawi siano poco meno di diecimila. La polizia del Malawi ha registrato dal novembre 2014 almeno 69 crimini contro persone affette da albinismo, anche se molto probabilmente tali cifre sono più alte. Lo scorso aprile è stato il mese più sanguinoso secondo quanto riportato da Amnesty. “Gli inauditi attacchi brutali contro le persone affette da albinismo, hanno portato ad un vero e proprio clima di terrore,” così ha detto Deprose Muchena, il direttore dell’Amnesty Southern Africa. Questi vengono cacciati senza tregua, braccati, catturati e infine fatti a pezzi.
Molti casi sono stati documentati da Amnesty International. Tra questi c’è il caso di Davis Fletcher Machinjiri, un ragazzo diciassettenne, che è stato rapito e trasportato in Mozambico lo scorso aprile. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato con entrambe le gambe e le braccia tagliate e le ossa rimosse. Poi c’è il caso di Enelesi Nkhata, una donna di 21 anni, il cui cadavere è stato abbandonato in una fossa poco profonda a Mpale Estate il 14 aprile, con entrambe le braccia e le gambe tagliate e con una ferita da pugnale al petto. A condurre questa ragazza a tale terribile sorte è stato un suo parente, che l’ha tratta in inganno con la promessa di un lavoro. Questo, purtroppo, non è inusuale! Molto spesso parenti e genitori vengono corrotti dalle alte cifre cui sono valutati i corpi di una persona albina, cifre che possono superare i 65.000 euro e che sono considerate esorbitanti in un paese come il Malawi, nel quale gran parte della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Nemmeno i morti vengono lasciati in pace: sono stati registrati almeno 39 casi di riesumazione illegale dei corpi di persone affette da albinismo.
Secondo quanto riporta il rapporto di Amnesty International “We are not animals to be hunted or sold”(“Non siamo animali che devono essere cacciati o venduti”), la persecuzione degli albini non è circoscritta e non si ferma a tali atti di violenza, bensì si estende in generale alla loro vita nella comunità, dalla quale vengono isolati e stigmatizzati. Per gli albini è difficile, se non impossibile, stabilire relazioni di qualsiasi genere con le altre persone. Se una persona affetta da albinismo vuole sposarsi con una persona che non ne è affetta, incontrerà moltissime obiezioni in particolare dalla famiglia di quest’ultima, perché si ritiene che l’unione faccia ricadere una maledizione sulla famiglia.
Subiscono costanti abusi verbali in pubblico, venendo definiti, tra i tanti insulti, “fantasmi” o “finte persone bianche”, oppure le persone si riferiscono a loro come “soldi” o “affare”, implicando che potrebbero essere venduti per ottenere una remunerazione. In molti casi hanno un accesso limitato ai pubblici servizi, compresi istruzione e sanità. Per quanto riguarda l’istruzione, il mancato adeguamento alle necessità degli studenti affetti da albinismo (esigenze legate a condizioni della vista) e le vessazioni subite in classe dagli altri studenti e dagli insegnanti, portano molto spesso questi ultimi ad abbandonare precocemente la scuola. In molti casi i bambini non vengono proprio mandati a scuola per timore di ritorsione e vengono tenuti dalle madri nelle abitazioni, dove sono tutelati dal mondo esterno. Sono sottoposti a restrizioni nella circolazione oppure sono costretti a trasferirsi dalle aree rurali a quelle urbane, considerate più sicure.
Ma quali sono le ragioni di questo accanimento?
Principalmente ignoranza riguardo questa condizione: la maggior parte delle persone non sa che l’albinismo è una rara condizione genetica e, in molti casi, ritiene che sia trasmissibile, ma soprattutto superstizione, che è ancora profondamente radicata in questa società. Gli albini sono considerati portatori di sventure, non vengono neppure considerati esseri umani, bensì demoni malefici, fantasmi di colonialisti europei immuni alla morte. Proprio perché ritenuti stregati, le parti del loro corpo vengono utilizzate come ingredienti per riti sciamanici. I bambini sono le vittime più frequenti perché, vista la loro innocenza, accrescerebbero l’effetto del rito. Gli stregoni, che purtroppo ancora oggi rivestono un ruolo centrale nella vita comunitaria in molte aree dell’Africa, acquistano parti mozzate di albini per i loro riti o per realizzare pozioni ed amuleti, nella convinzione che possano portare salute e buona fortuna. Inoltre il macabro commercio è favorito dalla credenza che le ossa delle persone affette da albinismo contengano oro. Le donne albine rischiano di venire violentate, perché si ritiene che avere un rapporto sessuale con loro possa curare l’Aids.
Nonostante il governo del Malawi abbia cercato di dare una risposta adeguata a tale minaccia, ad esempio mediante l’istituzione, presso il ministero della giustizia e degli affari costituzionali, di un consulente legale speciale per l’apertura di procedimenti penali nei confronti di coloro che commettono crimini verso le persone albine nel marzo del 2016 e, più recentemente, nel maggio 2016, di una Commissione superiore per coordinare la risposta del governo, la reazione non è tutt’oggi sufficiente. A tal proposito, nell’appello di Amnesty International “Fermiamo la persecuzione degli albini in Malawi” (http://appelli.amnesty.it/malawi-persecuzione-albini/) viene richiesta “una protezione effettiva per le persone albine” per “garantire i loro diritti alla vita e alla sicurezza personale, in accordo con gli obblighi e gli impegni internazionali del Malawi”.
Anche la società civile, con l’aiuto della polizia, si sta mobilitando ai fini di sensibilizzare l’intera comunità riguardo l’albinismo ed aumentare l’allerta circa questi crimini, talvolta mostrandosi anche proattiva, al punto di prevenire attacchi e salvare vittime di rapimento.
Non resta altro che auspicare una più stretta collaborazione tra polizia, magistratura e società civile, oltre allo stanziamento di adeguate risorse, per lottare ed estirpare definitivamente questi crimini.
A cura di Chiara Vittoria Turtoro