Il prevedibile epilogo di una triste vicenda. Roma non ha più il suo sindaco. Ignazio Marino ha rassegnato le sue dimissioni (revocabili entro 20 giorni) in un nuvoloso giovedì pomeriggio, dopo una concitata riunione di Giunta in Campidoglio. Le voci di un suo passo indietro lo inseguono ormai da più di un anno. Le accuse di incapacità dal suo partito,lo scandalo Mafia Capitale ed il repentino cambio di opinione da parte dei dirigenti che vedevano in lui l’unico volto pulito da presentare ai cittadini. E ora la spettacolare quanto deprimente “detronizzazione”.
Tuttavia, tra errori e gaffe, l’ex sindaco ha dato vita ad una nuova figura tragicomica: “l’alieno”. Il primo cittadino aveva ben pensato di concedersi una (delle ultime) vacanze oltreoceano mentre a Palazzo Chigi si decideva il futuro della città, con il “semi-commissariamento” (forse “pre-“) guidato dal prefetto Gabrielli per la gestione del Giubileo.
Due anni di amministrazione sulle montagne russe, tra la chiusura di Malagrotta e la pedonalizzazione dei Fori, tra Buzzi e i disordini di Tor Sapienza.
Il clamoroso successo del centrosinistra alle elezioni amministrative del 2013 (accompagnato da un terribile astensionismo) sembrava chiudere l’amena esperienza della Giunta targata Alemanno. Come poi abbiamo saputo dall’inchiesta “Mondo di mezzo”, dal 2008 al 2013, il Comune ha intrattenuto relazioni “particolari” con personaggi poco raccomandabili, che a Roma facevano il bello e cattivo tempo. Purtroppo anche l’amministrazione successiva non sembra essere stata immune a quelle antiche logiche di potere, almeno in parte.
E’ lì che Marino è tornato ad essere il simbolo del PD romano, baluardo di giustizia contro il malaffare. Tuttavia, anche dopo il rimpasto, l’attività della Giunta ha continuato sul suo tortuoso percorso ad alti e bassi. Le accuse per i suoi scivoloni sono tornate, entrando nel chiacchiericcio da ombrellone, insieme al funerale pacchiano di Vittorio Casamonica.
Insomma, tutto sembrava presagire un finale anticipato di consiliatura, e ora che questo è arrivato, un senso di sconforto ci pervade. Cosa succederà dopo? Chi sarà il prossimo commissario di Roma?
La cacciata ha assunto toni drammatici e Marino appare come vittima sacrificale di un intero sistema politico fallimentare, di cui lui non è responsabile (sia ciò positivo o negativo). La politica a Roma sembra aver perso la sua raffinatezza, trasformandosi in una grottesca corsa per accaparrarsi i resti dello splendore di questa città.
Sicuramente Marino non ha mostrato grandi doti da amministratore, ma lo scandalo degli scontrini sembra essere esploso al momento giusto per liberarsi del “marziano”, che aveva ormai rotto ogni legame con la sua coalizione.
Nel dibattito che si aprirà in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno, non solo dovremo preoccuparci dell’onestà del candidato che sosterremo, ma anche se questo, una volta divenuto sindaco, saprà amministrare la città e sarà sostenuto nell’attività in modo leale dal suo partito.
E ora, per otto mesi, i partiti saranno sollevati dall’onere amministrativo che compete loro, occupando il tempo restante con una furiosa campagna elettorale di accuse e promesse. Romani, auguri!
di Gregorio Buzzelli