<<Courir! ils tirent, ils tirent!>> Nizza, 14 Luglio: noi c’eravamo.

<> Nizza, 14 Luglio: noi c’eravamo.

Hai mai corso chiedendoti se chi ti sta inseguendo sarà in grado di raggiungerti?
Questo è stato il nostro pensiero durante quella corsa che ci è sembrata durare uno schiocco di dita, ma del resto tutto quella sera ci è sembrato così.
Nizza, 14 luglio 2016, festa nazionale per la presa della bastiglia, ciò significa niente scuola e niente lavoro, una giornata da passare con famiglia e amici. Dopo aver trascorso un’intera giornata a visitare Monaco, torniamo la sera verso le 19.30 molto stanche, talmente tanto da chiederci se saremmo uscite o meno a vedere i fuochi d’artificio, uno spettacolo da non perdere: poter ammirare tutte queste luci sedute in spiaggia con il sottofondo del mare e l’acqua che si colora quanto il cielo.
Alla fine, grazie ad una bella cena e a un po’ di riposo rinvigorente, decidiamo di andare per le 22 a vedere i fuochi d’artificio, e in compagnia della nostra “sorella” francese Julie raggiungiamo le nostre amiche. Noi abitiamo nella strada parallela al lungomare, Rue de France, quindi, attraversata la strada e giunte sulla Promenade des Anglaise, scendiamo in spiaggia passando da un ingresso diverso rispetto a quello solito, il quale si trova accanto alla postazione dei guarda spiaggia. Mettiamo per terra un telo da mare e ci sediamo. Davanti a noi c’è un gruppo di 8 ragazzi, che hanno già iniziato a festeggiare da qualche ora, probabilmente cenando e bevendo lì, e dietro una famiglia, i genitori e tre figli piccoli. Sono le 22.03 e inizia lo spettacolo pirotecnico, con una sequenza diversa rispetto a quella a cui siamo abituati in Italia, però belli, ci colpiscono in particolare quelli che avevano i colori della bandiera francese, quando sono esplosi c’è stata una grande meraviglia da parte di tutti, un “oooh” generale.
Non sappiamo con precisione quando son finiti, ma dopo un ultimo fuoco dorato, chiamato “palmier” per la sua caratteristica forma, tutti applaudono e poi si alzano per andare via. Così facciamo anche noi. Decidiamo che i nostri festeggiamenti finiscono lì, siamo stanche per l’intera giornata e poi soprattutto c’è Julie e non vogliamo lasciarla sola.
Ci dirigiamo verso l’uscita più lontana, diversa da quella che abbiamo utilizzato per arrivare, così da salutare le nostre amiche in un posto più vicino a casa loro. Arriviamo alla strada che costeggia il lungomare, riusciamo ad attraversare subito la prima corsia, anche se il semaforo per i pedoni era appena diventato rosso. Giunte in mezzo alle carreggiate, sentiamo dei botti, non possono essere fuochi d’artificio perché lo spettacolo è appena finito, forse dei petardi? Anche se sembrano più lontani, però comunque sono forti..non gli diamo troppo peso e attraversiamo. Siamo quasi sulla strada di casa, in quel momento sentiamo le persone che urlano <<Courir! ils tirent, ils tirent!>>, ma non capiamo, Julie ci urla di correre. Corriamo senza girarci, non sapendo che cosa ci sta inseguendo, non sapendo se saremmo state veloci abbastanza. Però riusciamo ad arrivare dentro casa. Informiamo subito le nostre famiglie sull’esperienza appena vissuta, all’inizio neanche capiscono bene l’entità dell’accaduto; poi cerchiamo subito su internet o in TV, neanche una notizia, si vedono solo i festeggiamenti a Parigi. 
Per strada il caos: persone che corrono cercando vie di fuga, bambini che piangono spaventati, urla di terrore. Dopo 30 minuti arrivano le prime notizie ufficiali, inizialmente si parla di 15 morti, poi le cifre salgono vertiginosamente, non abbiamo ancora la certezza di cosa sta accadendo. Poco dopo la mezzanotte si delinea la situazione: con un camion un uomo armato ha travolto e ucciso moltissime persone.
Quella è stata una notte diversa dalla altre, una notte tormentata, ti chiedi che cosa è successo e che cosa succederà, con un sottofondo costante di tantissime sirene per tutta la notte. Il giorno seguente l’aria è fredda e ferma. Andiamo a scuola e lì c’è il sollievo di tutti nel vedersi, anche da parte dei professori. Sono stremati per la preoccupazione, hanno chiamato gli alunni dalla mattina presto per sapere se stessero bene o meno, se fossero vivi o morti. In classe mancano tre persone e non si hanno ancora loro notizie… Il pomeriggio andiamo sulla Promenade, lo scenario che ci si presenta è surreale, la ricordiamo in un modo completamente differente. L’unico modo per accedervi, sotto il costante controllo di un gran numero di poliziotti, è tramite un piccolo corridoio, delimitato da barriere di metallo, che lo rendono quasi claustrofobico. Vedere una strada così grande, completamente sgombra, in un silenzio assordante nonostante non fossimo da sole, è al di là dell’immaginabile umano. Ad aumentare la nostra consapevolezza dell’accaduto, come una doccia gelata, ci accorgiamo che tutto ha avuto inizio nel posto dal quale saremmo dovute uscire, quelle “famose” scalette che abbiamo utilizzato per accedere alla spiaggia, che avremmo utilizzato per risalire se non ci fossero state le nostre amiche. Abbiamo voluto vedere tutto, siamo passate davanti a ogni singolo telone bianco, utilizzato inizialmente per circoscrivere e nascondere i cadaveri delle vittime e ora solo per coprire ciò che è rimasto.
Da lì a qualche giorno ognuno di questi luoghi, in cui hanno perso la vita le persone, saranno ricoperti da oggetti in loro memoria come foto, fiori, candele e tanti, troppi, peluches. La “processione degli orrori” si conclude nello stesso luogo dove sono riusciti a fermare la folle corsa del camion. Assistiamo alla sua rimozione, è agghiacciante pensare che un oggetto che siamo abituati a vedere comunemente sia stato il mezzo utilizzato per compiere una tale strage, c’è quasi una sua impersonificazione, da oggetto si trasforma in soggetto, è lui il mostro che ha reso possibile compiere tutto ciò.
 Sul luogo di raccolta per la commemorazione c’è un pannello stradale luminoso, su cui si legge a chiare lettere “LIBERTÉ FRATERNITÉ ÉGALITÉ”, sono valori che, anche se sono stati messi alla prova, non hanno vacillato, ma anzi sono stati rafforzati. La vita qui va avanti nel rispetto, nella consapevolezza, e nel ricordo delle vittime, ma nessuno si è lasciato piegare dalla paura, il diritto e il valore alla vita sono ora più che mai vivi!
A cura di Chiara Gugliano e Chiara Vittoria Turtoro

1 Comment

  1. “nessuno si è lasciato piegare dalla paura, il diritto e il valore alla vita sono ora più che mai vivi!” : voi che avete scritto questo articolo siete la dimostrazione concreta di queste parole. Anche solo il parlarne, il condividerne, l’esprimere ciò che avete visto , anzi vissuto, è la dimostrazione che le persone non devono fermarsi mai, che la paura non deve vincere e che la vita, la libertà, l’essere umano devono sempre prevalere e,come avete detto voi, vivere. Io non ero li, quindi non vi posso immaginare, neanche posso immaginare ciò che è stato , ma tramite la lettura della vostra testimonianza è stato come essere li quel giorno, la sera prima sulla spiaggia e poi il giorno nella “processione degli orrori”. Vi ringrazio per aver trovato il coraggio e la forza per aver condiviso i vostri pensieri e spero che le leggeranno in tanti perchè tramite questi avete davvero trasmesso un grande messaggio che spero tanti condivideranno. Grazie.

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