No al Green Pass!

No al Green Pass!

Editoriale del Direttore.

I giornali e le agenzie di stampa parlano di circa 10.000 persone, ma dalle foto sembrano molti di più.

Il 9 settembre 2021, in piazza del Popolo a Roma, viene organizzata una manifestazione No Green Pass. La folla è un un ricettacolo di movimenti, partiti politici, associazioni apartitiche, semplici cittadini. Persone che hanno ben poco in comune (idee e valori diversi) e che non possono essere ricondotte ad un unica area, o ideologia, culturale e politica. Ciò che li accomuna, ovviamente, è il dissenso, manifestato pubblicamente, verso le politiche adottate dal governo Draghi in merito alla Certificazione Verde. I primi scontri con la polizia, in tenuta antisommossa, scoppiano quando la folla cerca di spostarsi, e lasciare Piazza del Popolo. I poliziotti cominciano a caricare quando, alle 17, ricevono l’ordine di bloccare il corteo, giunto all’altezza di Piazza Brasile. Un pugno di manifestanti, guidati da Giuliano Castellino e Roberto Fiore, leaders del movimento neofascista Forza Nuova, sfonda il cordone di poliziotti posto a protezione della sede della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, entra, distrugge il primo piano del palazzo.

Per il 16 ottobre è stata organizzata, dalla CGIL, una contromanifestazione, allo scopo di condannare le violenze e di stigmatizzare lo “squadrismo fascista”: “Se qualcuno ha pensato di intimidirci, di metterci paura, deve sapere che la CGIL e il movimento dei lavoratori hanno sconfitto il fascismo, e hanno riconquistato la democrazia.” Così ha detto Maurizio Landini, segretario generale della CGIL. All’iniziativa hanno immediatamente aderito anche altri sindacati, come la Cisl, e l’UIL. La politica si è schierata, in maniera più o meno univoca, contro le violenze: Mario Draghi ha telefonato a Maurizio Landini, per esprimere la propria solidarietà. Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, ha detto: “Manifestare il proprio dissenso è legittimo, avere dubbi e paure comprensibile, usare la violenza è inaccettabile.” Salvini, segretario federale della Lega: “la violenza non è mai la soluzione. C’erano in piazza medici, avvocati e studenti. Se siamo in democrazia ognuno è libero di manifestare, se poi ci sono insulti o violenza si condannano. Invito a stemperare i toni perché chi non si vaccina non è un sorcio e chi si vaccina non è amico delle multinazionali.” O ancora Giorgia Meloni, che nel condannare le violenze, non ha resistito e ha accompagnato la condanna a critiche e giudizi politici: “Quelle delle violenze viste a Roma sono immagini vergognose, esprimo la mia totale vicinanza alle forze dell’ordine e al segretario Landini. Lascia sbigottiti la totale mancanza di controllo e prevenzione da parte del Ministero dell’Interno. Una gestione pessima che una volta di più conferma l’inadeguatezza del ministro Lamorgese.” Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, propone di sciogliere Forza Nuova, movimento neofascista che ha partecipato alle proteste e guidato la violenta scorribanda contro il più grande sindacato italiano.

Tutto come da copione. Ognuno ha recitato la sua parte. Ogni leader politico ha rilasciato dichiarazioni, sulla questione, dirette al proprio elettorato, e conformi alla cultura politica dalla quale proviene e alla quale deve render conto. I giornali hanno confuso e sovrapposto, chi più e chi meno, fascismo e contrarietà rispetto alla Certificazione Verde, oltre che scetticismo verso il vaccino. In breve, hanno fatto cattiva informazione. “No green pass a Roma, la politica condanna: “Squadrismo fascista”. (il Quotidiano Nazionale) “La guerriglia urbana dei no vax” Corriere della Sera, “I No Vax assaltano Roma,” (Repubblica) “Squadristi No Pass,” (La Stampa).

Ma in Italia siamo abituati, è sempre lo stesso giochino. Ne ho parlato in un articolo pubblicato su Globetrotter il 24 ottobre 2020 (A Napoli hanno ragione! http://www.globetrotternews.it/a-napoli-hanno-ragione/), e poi in un altro articolo, più recente, del 10 gennaio 2021 (Pechino e Seoul non sono modelli da seguire http://www.globetrotternews.it/pechino-e-seoul-non-sono-modelli-da-seguire/). “A volte, le derive violente e antiscientifiche di alcune manifestazioni hanno offerto al mondo dell’informazione e al potere pretesti per ridicolizzare e feticizzare le proteste, senza scindere alcune ingiustificabili prevaricazioni, o farneticanti sciocchezze, da rivendicazioni perfettamente legittime e richieste ragionevoli.” O anche, “naturalmente la violenza va sempre condannata, senza se e senza ma. Una protesta che poteva essere socialmente utile, e portare a qualcosa di buono, si è trasformata in una piccola guerra civile ed oggi verrà etichettata da tutto il mondo dell’informazione, e dal potere, come un inutile sfogo di rabbia, un conato di odio, ingiustificato e ingiustificabile. Tutti aggettivi perfettamente compatibili con la deriva violenta che ha preso la manifestazione di ieri (durante le proteste di Napoli, ad ottobre 2020, contro il coprifuoco). Ma non con i motivi alla base della protesta. Da oggi, questi saranno due elementi impossibili da scindere. State a vedere. In pratica, chi ha perpetrato quelle violenze, utilizzando mezzi sbagliati, ha soltanto danneggiato se stesso e la propria causa, un fine giusto e perfettamente auspicabile.” (autocit). Vi ricorda qualcosa? Ma torniamo alle dichiarazioni rilasciate da Giorgia Meloni, che pure si è sbilanciata mischiando, come suo solito, solidarietà e propaganda. Prima ne ho volutamente tralasciato un passaggio, per poterlo riproporre a questo punto dell’articolo: “Solidarietà anche a migliaia di manifestanti scesi in piazza per protestare legittimamente contro i provvedimenti del governo e di cui nessuno parlerà per colpa di delinquenti che usano ogni pretesto per mettere in atto violenze gravi ed inaccettabili.” Bisogna renderle conto di aver colto il punto, e previsto ciò che sarebbe accaduto in tarda serata, e nelle giornate seguenti.

Ieri è andato in scena il secondo atto: migliaia di manifestanti, tra i quali, persone scettiche nei confronti del vaccino, o molto più semplicemente, contrarie all’obbligo di Certificazione Verde sul posto di lavoro, hanno protestato in maniera pacifica. Tra loro, purtroppo, c’erano anche dei violenti, e dei fascisti. C’erano persone contrarie al Green Pass che hanno partecipato agli scontri con la polizia ed animato le violenze. C’era anche Giuliano Castellitto. Ciò non significa che si debba fare di tutta l’erba un fascio, e bollare le proteste di ieri come una manifestazione violenta, fascista, no vax e no Green Pass. 1 perché il fascismo è un crimine, non è un opinione; viceversa, la contrarietà rispetto l’obbligo di Green Pass sul posto di lavoro, resta a tutti gli effetti un’opinione perfettamente legittima, che merita di essere ascoltata. Un conto è rigettare la Costituzione, che è antifascista, sputarci sopra, non conoscere la Storia. Un conto è invocare la Costituzione, in specie nei suoi articoli 1, 4, 16, 18, 21, 32, 35, per contestare (pacificamente) la Certificazione Verde e sostenere che vi sia evidente incompatibilità tra il contenuto del testo costituzionale e quello dei Decreti Green Pass, messi in campo dal governo Draghi per affrontare l’emergenza sanitaria. 2 perché bisogna tenere distinti e separare, due dibattiti, quello sui vaccini e quello sulla Certificazione Verde, che riguardano materie diverse e pertanto non possono essere mischiati e sovrapposti. Il primo è un dibattito tecnico scientifico, al quale può contribuire, in maniera significativa, soltanto chi possiede e può vantare specifiche competenze medico sanitarie. Il secondo è di natura politica, perché oltre alle implicazioni sanitarie, che, almeno dal mio punto di vista, sono ben poche, entrano in gioco altri aspetti, e sono in ballo diritti, che la Costituzione consacra e tutela. È chiaro: tendenzialmente, chi è scettico, o spaventato dal vaccino, (o addirittura ritiene che sia vittima di un complotto nell’ambito del quale lo scopo di chi ridistribuisce il vaccino sia malevolo) è contrario alla Certificazione Verde.

Tuttavia, c’è chi crede, da un punto di vista scientifico, nel vaccino, e allo stesso tempo sostiene che il Green Pass rappresenti una stortura, oltre che una distorsione, dello Stato di Diritto, e una parziale sospensione dello stesso. Il Direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, (vaccinato con doppia dose) ha sostenuto ad esempio che “privare milioni di italiani del diritto su cui si fonda la Repubblica, il lavoro, per aver esercitato un altro diritto riconosciuto dallo Stato, quello di non vaccinarsi, (in assenza di obbligo vaccinale) suoni vagamente ingiusto.

Francamente sono d’accordo. Anche il professor Crisanti, uno degli esperti più noti, da sempre favorevole al vaccino, ha spiegato che il Green Pass “non è una misura di sanità pubblica:” non è in grado di creare safe zone, dove il rischio di contagiarsi è pressoché nullo o comunque fortemente ridimensionato, dato che chi è vaccinato, seppur in forma e in misura minore, può contagiare (anche se questa differenza, se la Variante Delta dovesse prendere piede, rischia di essere ridimensionata) e sottoporsi al tampone non protegge, per quarantotto ore, l’individuo dall’infezione. Serve soltanto ad incentivare (termine gentile dietro al quale si cela un vero e proprio ricatto) le persone a vaccinarsi. Ovviamente, sono le autorità preposte, le corti costituzionali, che collocate nel quadro di un ordinamento democratico, e poste a guardia del dettame costituzionale, determinano se una legge è compatibile o incompatibile con la Costituzione. Ma è legittimo sollevare, in attesa di una pronuncia o anche al termine della stessa, dubbi sulla questione, e rilevare l’incompatibilità dei decreti Green Pass con altri testi normativi. Un esempio è dato dal regolamento n.953/21, del Parlamento Europeo, volto a disciplinare il rilascio delle certificazioni vaccinali a livello europeo, che vieta agli Stati di rendere la vaccinazione obbligatoria, e che precisa che è vietato “usarla (la certificazione, ndr) per discriminare lavoratori o chiunque decida di non avvalersi della vaccinazione.” (tuttavia bisogna specificare, a onor del vero, che l’articolo 36 del regolamento non è una vera e propria norma, bensì rientra nei “considerando” del regolamento). Ad ogni modo, non si può escludere a priori che nell’ambito dell’attuale quadro normativo, che ha per oggetto la Certificazione Verde, si possano ravvisare profili di incostituzionalità, o comunque forti incongruenze, legate, ad esempio, a ristoranti, hotel e trasporti. Ambiguità che ne minano la credibilità, soprattutto in quanto “misura di sanità pubblica,” (basti pensare al fatto che sui trasporti locali, interurbani, quotidianamente sovraffollati, non è richiesta la Certificazione Verde, mentre in un ristorante al chiuso, anche con una capienza ridotta e con l’adeguato distanziamento tra persone e tavoli, si).

Ciò che più di ogni altra cosa mi ha sorpreso, è l’accettazione passiva, la normalizzazione, di una pratica così liberticida, peraltro da parte di tutti, vaccinati e non: giovani, studenti, colleghi, nonché tutto il mondo universitario ed intellettuale, anche e soprattutto a sinistra, tranne qualche caso isolato, come ad esempio il professor Barbero, storico e professore universitario, o Cacciari, filosofo, professore ed ex-sindaco di Venezia. Entrambi poi, quotidianamente coperti da critiche, insulti, e additati come “No Vax,” (quando tutti e due, si sono curati di distinguere, come ho fatto io, le due questioni, che non sono sovrapponibili e non devono essere sovrapposte). Stiamo sottoponendo la nostra partecipazione alla vita pubblica, al rilascio e all’esposizione di un documento, una certificazione. “La libertà non si baratta con ordine e sicurezza.” (Sergio Mattarella, 25 aprile 2019). Evitando ridicoli parallelismi, che pure sono stati fatti, tra Green Pass e tessere che ricordano ed appartengono a ben altri periodi storici, sostengo che per nulla al mondo, nemmeno di fronte ad una crisi pandemica e ad un’emergenza sanitaria di così ampia portata, bisognerebbe accettare uno scambio di questo tipo. Ma è esattamente ciò che abbiamo fatto quest’anno, lasciando che lo Stato penetrasse così a fondo la sfera delle nostre libertà individuali, consentendo all’autorità statale di autorizzarci, attraverso il rilascio di una certificazione, a vivere una vita normale, in cambio peraltro di una “sicurezza sanitaria piuttosto relativa.” (dato che, come si è detto, il Green Pass non è in grado di creare zone franche, dove il rischio di contagio non esiste). I cittadini che non si vaccinano non hanno infranto una legge, o violato un obbligo; nonostante ciò, il governo si permette di sottrarre loro diritti fondamentali. C’è chi le ha definite “sottigliezze giuridiche,” “astrazioni da intellettuali.” L’emergenza ne giustifica il sorvolo. Ma, come ha ricordato Barbero, le democrazie si fondano proprio su queste “sottigliezze,” e non bisognerebbe mai perdere di vista determinati principi, nemmeno di fronte ad emergenze di così ampia portata.

La polarizzazione del dibattito, la radicalizzazione delle posizioni in campo e la paura, stanno alimentando un clima da guerra civile. Lo abbiamo visto ieri. Lo abbiamo visto in questi mesi: no vax che minacciano o stalkerano Pregliasco e Bassetti. Che insultano o spediscono lettere minatorie a giornalisti che si sono espressi a favore del vaccino, o del Green Pass. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Amato, che ha dichiarato di voler riservare le cure del Sistema Sanitario Nazionale alle persone vaccinate, sputando quindi sulla Costituzione (non serve, mi auguro, che spiega il perché) , o il Sottosegretario di Stato alla Salute Pierpaolo Sileri, che ha additato gli scettici come assassini: “gli idioti no Vax stanno uccidendo i più fragili.” Chi la pensa in maniera diversa viene criminalizzato. La società si scompone, nasce la frattura che separa chi si è vaccinato da chi, per un motivo o per un altro, non l’ha fatto. Due categorie di cittadini che si odiano e si discriminano. Il governo, con la forza della legge, tramite il Green Pass, ha formalizzato questa frattura, e dal piano sociale l’ha trasferita sul piano legale. Non ci sono due categorie sociali , come pure è stato detto, di cui una più libera dell’altra, perché dover mostrare una certificazione per poter trascorrere una vita normale, significa non essere liberi. Significa esserlo almeno quanto chi, non disponendo della certificazione, è impossibilitato a trascorrere una vita normale.

A cura di Michelangelo Mecchia.

Foto: Ansa

A Napoli hanno ragione!

Pechino e Seoul non sono modelli da seguire

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *