Il 24 gennaio l’Accademy ha reso note le sue nomination per gli ambiti Premi Oscar di quest’anno, la cui cerimonia finale si svolgerà nella notte del 26 febbraio presso il Dolby Theatre di Los Angeles. A far compagnia alle candidature per il riconoscimento cinematografico più noto al mondo ci hanno pensato i molto meno ricercati Razzie Awards, antitesi degli Oscar per eccellenza, nonché premi ai peggiori protagonisti del grande schermo di quest’anno: sono stati, infatti, pubblicati tutti i nomi in lizza per il titolo meno ambito. Si direbbe, dunque, una giornata intensa per il mondo delle pellicole, diviso tra gli alti e i bassi raggiunti nel trascorso 2016, ma la distanza tra queste due diverse visioni risulta essere non così marcata e, come si può ben immaginare, sotto alcuni punti di vista, anche amaramente comica.
Come era facile prevedere a seguito della cerimonia di premiazione dei Golden Globe 2017, le luci degli Oscar restano puntate sull’ultimo lavoro di Damien Chazelle, La La Land che guadagna ben 14 nomination tra le quali quelle come Miglior film, Miglior regia, Migliore attore e Migliore attrice protagonista, equiparando il primato precedentemente detenuto da classici del cinema quali Titanic e Eva contro Eva. Certamente ciò non può che contribuire ad accrescere curiosità ed aspettative su questo film, dato tra i favoriti, che ha rapito il cuore ai pezzi grossi di Hollywood e che si spera non lasci a bocca asciutta il fiducioso pubblico che pagherà il biglietto. Alte, seppur non altrettante aspettative, poi, sono affidate alla candidatura di Moonlight, regia di B. Jenkins, che pur dopo aver vinto il Golden Globe quale Miglior film drammatico e 8 nomination agli Oscar, sembra non riuscire ad ottenere lo spazio di visibilità degno del suo valore e che certamente meriterebbe.
Visibilità, invece, ampiamente ed immeritatamente ottenuta dal film Batman vs Superman: Dawn of justice, candidato quale Peggior film dell’anno già dal cuore di tutti gli appassionati del genere, ora ufficializzato come tale dalla giuria dei Razzie, la quale lo ha premiato (si fa per dire) con ben 8 nomination. Ovviamente queste scelte non potranno che portare umori contrastanti in casa Affleck, che vede ironicamente i due fratelli Ben e Casey in corsa rispettivamente come Peggior e Migliore attore protagonista (quest’ultimo per Manchester by the sea, regia di K. Lonergan). Proseguendo sulla scia di attori appartenenti allo stesso retaggio, quanto meno a livello artistico, ma divisi dalla stagione dei premi, se da un lato l’Accademy decide di candidare (per l’ennesima e si spera non ultima) volta la grande certezza del cinema Meryl Streep per la sua interpretazione in Florence, dall’altro si è deciso di punire il suo collega di lunga data Robert De Niro, candidato quale Peggior attore protagonista nell’a sua volta candidato come Peggior film, Nonno scatenato. Sembrerebbe che un tracollo stilistico del genere, dopo tanti anni di onorata carriera, non possa proprio essere perdonato, ma se non altro potrà godere della compagnia di altre star macchiatesi della stessa colpa, quali Julia Roberts (candidata quale Peggior attrice per il film Mother’s Day), Naomi Watts (stessa candidatura della Roberts per i film The Divergent Series: Allegiant, Shut-In), Johnny Depp (candidato Peggiore attore non protagonista per il grande flop di Alice attraverso lo specchio) e tutto il cast di Collateral beauty. Ottengono, invece, positiva risonanza, grandi lavori di questo anno passato, come i già noti Lion , Hell or High Water, Barriere, Captain Fantastic (vincitore del Festival del Cinema di Roma, tristemente ignorato durante i Golden Globe), Animali notturni e, inaspettatamente, Ave, Cesare!, ultimo nato della mente creativa dei fratelli Cohen, uno dei film più interessanti della scorsa stagione cinematografica nonostante la presenza “inattesa” di George Clooney. Si fa sentire, non poi tanto inaspettatamente, questa volta, la mancanza di candidature per Snowden, thriller biografico sullo scandalo dell’omonimo ex dipendente CIA, diretto e co-scritto da Oliver Stone. Fortunatamente, qualche candidatura la porta a casa anche lui grazie a Nicholas Cage, aspirante Peggior attore non protagonista con ampie possibilità di vittoria.
Tornando sulla scia della prevedibilità, invece, ottengono la candidatura agli Oscar i due fiori all’occhiello di casa Disney, Zootropolis e Oceania (o forse dovremmo dire tre, contando la candidatura ricevuta anche per Rogue One: a star wars story), mentre i Razzie concentrano le loro energie su Zoolander 2 e 50 sfumature di nero. Scelte sagge e ponderate, si direbbero, notevolmente in contrasto con le sorprese riservateci dall’Accademy per la sola candidatura alla fotografia di Silence, regia dell’immenso Martin Scorsese, affiancata, nel numero, da Allied, ultimo film di Brad Pitt in cui veste ancora (e si spera per l’ultima volta) i panni del militare durante il secondo conflitto mondiale. Lascia interdetti anche la presenza di Suicide Squad, forse il film che più ha disatteso le altissime aspettative di fan e non e che farebbe una figura di gran lunga più appropriata gareggiando nell’opposta fazione (cosa che la giuria dei Razzie non ha mancato di sottolineare con due candidature).
Fa bella mostra del cinema italiano all’estero, infine, la nomination a Miglior documentario di Fuocoammare, diretto da Gianfranco Rosi e già vincitore dell’Orso d’oro a Berlino. Inizialmente presentato come Miglior film straniero, si pone quale ritratto realistico e toccante degli sbarchi a Lampedusa e del fenomeno dell’immigrazione, tema caldo tanto in Italia quanto all’estero. Documentario, dunque, dal forte impatto sociale probabilmente perseguito, con risultati tutt’altro che positivi, anche dal lavoro di Dinesh D’Souza con Hillary’s America: The Secret History of the Democratic Party, improntato sulla figura della sconfitta candidata alla presidenza Hillary Clinton e che, in quanto tale, aveva tutte le carte in regola per sapere che, nonostante i migliori pronostici al box office, non ne sarebbe uscito a testa alta.
Tirando le somme, per concludere, di queste nomination, non ci si aspetta troppo stupore dalla proclamazione dei vincitori, tanto degli Oscar quanto anche dei Razzie Awards; il mondo di Hollywood è fatto di luci e ombre, alti e bassi che si fondono e confondono tra di loro a ritmi altalenanti, rendendo difficile capire cosa è di valore e cosa è solo fumo, cosa merita applausi e cosa fischi. In un ambiente dove ogni cosa è finzione, tanto il successo quanto il talento, vedere questi due importanti trofei come realtà separate sarebbe una visione marginale e distorta di un panorama fortemente uniforme e autocelebrativo quale quello dei riconoscimenti cinematografici statunitensi e, quindi, non possiamo che aspettare con ansia ciò che le giurie di entrambe le fazioni decreteranno: se non altro, si sa, coloro che vengono criticati oggi sono solo coloro che dopo diversi tentativi riusciranno a portare a casa una statuetta d’oro. Non necessariamente in quest’ordine.
– Giulia Nino