Alla domanda – apparentemente banale – “che cos’è un pesce?”, tutti noi sappiamo facilmente rispondere. La definizione del vocabolario, ossia «Nome dei vertebrati acquatici inferiori con scheletro interno cartilagineo o osseo» non basta se vogliamo definire un gruppo dal punto di vista biologico mediante la sua storia, perché in tal caso dobbiamo osservarne l’albero filogenetico, ossia una specie di albero genealogico. In particolare, in quello dei Vertebrati vi sono gli Amnioti, di cui fanno parte le classi Mammiferi – e quindi anche noi – Rettili e Uccelli.
Ma se i vertebrati terrestri in questa prospettiva non sono che un ramo dei pesci, allora saremmo pesci anche noi? Se definissimo il gruppo pesce come un unico ramo evolutivo – come si fa di solito –, ossia come se fosse discendente di un unico progenitore comune, la risposta è sì. Tuttavia, il gruppo composto da Rettili, Anfibi e Mammiferi fa parte dei Tetrapodi. Questo vuol dire che ci sono gruppi di pesci molto più vicini a noi di altri: per esempio, il Celacanto è più vicino evolutivamente ai Tetrapodi di quanto non lo sia a tutti gli altri pesci. La definizione di “pesce” è quindi controversa anche per gli stessi biologi. Ma arriviamo al pesce spatola cinese. Esso fa parte del gruppo dei Condrostei – separatosi dagli altri pesci ossei circa quattrocento milioni di anni fa – che comprende anche lo storione. La diversità dei generi non è bilanciata tra i vari gruppi, dato che quasi tutti i pesci ossei a pinne raggiate (più di 4500 generi!) sono Teleostei. Gli altri gruppi sono molto minoritari: il pesce spatola è, anzi, era uno dei due generi di una delle ultime due specie rimaste di quel ramo evolutivo. Contestualizzando, comprendiamo come di specie e di pesci se ne estinguano tanti, ma l’estinzione del pesce spatola cinese riguarda tutti, perché va a toccare un ramo evolutivo separato dagli altri, con pochissime specie rimaste e di cui ne abbiamo falciata una. Le estinzioni non sono perciò tutte uguali. Ma facciamo un altro esempio. Qual è la differenza tra l’estinzione di una specie di topo o di elefante? Evolutivamente ci sono tantissimi topi, circa un centinaio, quindi si estinguerebbe una percentuale relativamente piccola della diversità del gruppo di topi. Al contrario, se si perde una specie di elefanti, che sono solo tre, con un’estinzione si perderebbe un terzo di tutto il gruppo. Questo aspetto si chiama profondità evolutiva. Il pesce spatola cinese era quindi quasi come un elefante: una delle due specie del suo ramo, a sua volta una della trentina delle specie dei Condrostei. Una rarità. Non abbiamo perso un pesce come tanti, bensì un patrimonio profondo e prezioso a livello di conoscenza della biodiversità sulla Terra, soprattutto perché esiste almeno dal primo Cretaceo (125 milioni di anni fa), quando la Terra era ancora popolata dai dinosauri.
Inoltre, il pesce spatola cinese era importante perché, oltre alle caratteristiche già elencate, nel corso della storia ha evoluto nuovamente uno scheletro cartilagineo a partire da uno osseo e ha eliminato le squame, tornando ad assomigliare vagamente agli squali pur avendo una storia evolutiva totalmente diversa. Ha mantenuto il senso per i deboli campi elettrici, utile per cercare cibo nelle acque fangose dei fiumi, permettendoci di studiare come i pesci abbiano guadagnato o perso questa capacità. Era uno dei pesci più grandi d’acqua dolce, ambiente poco noto per la sua megafauna, dato che poteva raggiungere fino a 7 metri di lunghezza e fino a mezza tonnellata di peso. Lo studio che ne ha annunciato l’estinzione afferma che lo Psephurus gladius era funzionalmente estinto fin dal 1993, per poi constatare che, dopo l’ultimo avvistamento nel 2003, sia definitivamente scomparso tra il 2005 e il 2010. Uno dei motivi che lo ha portato all’estinzione è stata la presenza di dighe nel Fiume Azzurro: aveva un ciclo vitale simile al salmone, quindi scendeva verso il mare per poi tornare a monte per riprodursi e deporre le uova, trovandosi però la strada sbarrata. Infine, anche la pesca intensiva, lo sviluppo urbanistico e industriale con conseguente inquinamento, l’intensa navigazione e il massiccio prelievo di uova hanno inferto il colpo di grazia allo Psephurus gladius.
E ora chi è rimasto? Il pesce spatola americano (Polyodon spatula), che tecnicamente persiste nel bacino del Mississippi anche se la Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature) lo considera comunque vulnerabile. Tuttavia, a differenza del suo omologo cinese, si può allevare e ha un uso commerciale per il caviale, le carni e la pesca sportiva, quindi sarà più semplice evitarne l’estinzione.
Non avendo campioni di tessuto vivente congelato del pesce spatola cinese, non potremo un giorno tentare disperatamente una clonazione. La prima ufficiale e irreversibile estinzione del 2020 colpisce mestamente una specie bizzarra e remota quanto gli ornitorinchi e rara e possente quanto gli elefanti che aveva resistito a glaciazioni e profonde trasformazioni geologiche di milioni di anni.
Articolo a cura di Margherita Puccillo