#Perugia2017 – Questa notte siamo tutti noi

#Perugia2017 – Questa notte siamo tutti noi

Insulti scritti sulle porte del bagno a scuola. Insinuazioni sussurrate a mezza voce.

Con questi racconti Federico Taddia apre la conferenza sul bullismo nella Sala dei Notari a Perugia. Con lui ci sono anche Giovanni Floris, che ha appena pubblicato il libro Questa notte sono io, che tratta appunto di un gruppo di ex bulli che si ritrovano dopo anni per discutere di ciò che fecero molti tempo prima, e Pierluigi Pardo, nome di punta del giornalismo sportivo. Anche quest’ultimo è stato oggetto di bullismo, gli dicevano infatti che era grasso. Floris invece non era un bullo. Non è neanche stato una vittima. Ma questo non basta. Troppo spesso infatti, è facile non intervenire. È facile rimanere indifferenti.

Dal suo punto di vista, il bullismo non è un atteggiamento, ma un modo di pensare. Il periodo della formazione è un periodo molto delicato, durante il quale ci si presentano davanti molte difficoltà, ma soprattutto molte opportunità. Abbiamo l’opportunità di diventare ciò che saremo, ma anche di diventare ciò che non saremo mai più. Abbiamo l’occasione di leggere ciò che non leggeremo più. Abbiamo l’occasione di parlare e confrontarci con professori con cui non parleremo più.

È un periodo di grande crescita e si pensa di poter fare da soli. Proprio per questo, si rischia di voler emergere a scapito degli altri. Il bullismo arriva dunque in ogni ambiente, perché elimina quella che è la sana competizione, lasciando spazio alla voglia di primeggiare vuota. Non il sano agonismo, ma l’affossare l’altro per provare di essere migliori. Bisogna poter scegliere un percorso meno comune rispetto a quello dei compagni.

Questa è la libertà.

Dopo la conferenza, Giovanni Floris si è reso disponibile per una breve intervista

 

D: Lei ha definito il suo un libro sul senso della responsabilità e sulla capacità di essere presenti a se stessi quando si prendono decisioni. Dunque conoscerne il peso. Come pensa si possa trasmettere in modo efficace ai ragazzi?

R: Dando un peso alla scuola e agli insegnanti. Gli unici che possono metter le mani in maniera consapevole sulla testa dei ragazzi.

D: Quando ci si sente diversi ci si sente anche sbagliati. Come si arriva, secondo lei, ad accettare la propria diversità e a capire che in realtà non è diversità, ma unicità?

R: L’hai detto: bisogna capire che non è diversità ma unicità. Tutti siamo diversi l’uno dall’altro perché tutti siamo esseri unici. Quando uno è unico è insostituibile. Basterebbe questo per farsi forza.

D: Grazie mille, un’ultima domanda. Lei ha definito il bullismo non solo come un atteggiamento, ma anche come un modo di pensare. In che senso?

R: La categoria di coloro che cercano di abbassare gli altri per alzare se stessi è una categoria eterna. È un tic mentale dell’essere umano e anche di noi stessi. Prenderne atto e il primo passo per sconfiggerlo.

 

A cura di Beatrice Petrella.

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