La pillola abortiva RU486 (utilizzata per l’aborto chimico nei primi due mesi di gravidanza) è disponibile nei consultori della regione Lazio. Per 18 mesi (periodo di sperimentazione della proposta) le donne che avranno necessità di ricorrere alla pillola, utilizzata nel 15% dei casi di interruzione volontaria della gravidanza nel Lazio, potranno ricorrervi senza necessità del ricovero ospedaliero; ciò servirà anche ad alleggerire il carico di lavoro negli ospedali. In un Paese dove viene istituito un Fertility Day e in cui il Ministro della Salute si dichiara contrario alla decisione dell’ospedale romano San Camillo di assumere dei medici che non siano obiettori di coscienza per assicurare la piena attuazione della legge 194/78, l’iniziativa della giunta di Zingaretti non avrebbe potuto non destare polemiche.
In particolare, la decisione della giunta Zingaretti è stata definita dal Vicariato di Roma come fonte di “profondo sconcerto e forte preoccupazione”, perché “veicola il messaggio dell’aborto facile in un contesto di finta umanizzazione e rappresenta un passo ulteriore nella diffusione di una cultura della chiusura all’accoglienza della vita umana e della deresponsabilizzazione etica”. A sostegno di queste affermazioni il Vicariato ha poi asserito che “i consultori sono ormai quasi privi di personale e molti versano in stato di abbandono e faticano ad assolvere al loro compito di sostegno, informazione e presa in carico della donna di fronte a una decisione sempre drammatica”, concludendo con la richiesta alla giunta di riconsiderare la propria scelta, in quanto “apporta un ulteriore danno alla percezione del valore della vita umana come bene comune e lascia una volta di più la donna sola ad affrontare il dramma dell’aborto”.
Nessuno negherebbe mai che ci siano questioni fisiche riguardanti gli uomini che le donne non possono capire appieno, in quanto non possono sperimentarle in prima persona. Tuttavia, molti uomini mettono costantemente in discussione la libertà di scelta delle donne su temi che, per questioni fisiche, non possono comprendere in toto, perché è ovvio che ognuno abbia la propria opinione sul tema aborto, ma è anche ovvio che nessun uomo potrà mai sperimentare una gravidanza in prima persona. E’ innegabile che l’aborto non debba essere utilizzato come metodo anticoncezionale, ma è altresì innegabile che la procedura debba essere facilmente accessibile perché la legge 194 abbia un reale valore.
Per provare a capire le esigenze di un’altra persona si deve provare a mettersi nei suoi panni, cosa che probabilmente il Vicario di Roma non ha fatto. Quindi, per qualche istante, immaginate di essere una donna.
Avete ventitré anni, nel giro di un anno vi laureerete e sarete ancora più vicine allo svolgere il lavoro dei vostri sogni. La vostra vita si divide tra studio, un lavoro part time e serate con gli amici, e vi piace tanto.
Poi qualcosa non va come dovrebbe e ve ne accorgete solo qualche settimana dopo. Lui dice che preferirebbe abortiste, e anche voi preferireste abortire. Non avete mai avuto alcun istinto materno, e avete da poco imparato a badare a voi stesse: non sareste in grado di badare a un figlio, sapete fin troppo bene di non essere pronte a dedicare completamente la vostra vita a un’altra persona, perché è questo che significa avere un figlio. Non potrete laurearvi nei tempi stabiliti, e forse neanche svolgere mai il lavoro dei vostri sogni. E non è che non diate valore alla vita, anzi, gliene attribuite molto, ed è per questo che non volete che un vostro eventuale figlio viva con il peso di essere stato il motivo della vostra infelicità. Non avreste una bella vita voi, né lui. Non potreste garantirgli un futuro con lo stipendio che avete e non volete gravare sui vostri genitori.
È già passato più di un mese e per l’aborto resta un mese e mezzo. Non volete sottoporvi a un intervento chirurgico, e il medico vi parla di una pillola da prendere entro i primi due mesi di gravidanza, solo che a causa di alcune polemiche è stata tolta la possibilità di farvi ricorso nei consultori. Dovete andare in un ospedale ma lì trovate soltanto medici obiettori.
Passati i due mesi, siete costrette a sottoporvi a un intervento. Sperate di trovare un medico non obiettore. Mentre siete in fila vi sentite in colpa e vi sentite sole come non lo siete mai state nella vita, sole perché nessuno vi ha aiutate. Vi sentite intrappolate nelle decisioni di chi non si troverà mai costretto ad affrontare una situazione del genere, e sapete di non aver fatto nulla di più sbagliato del padre, che ora è privo di preoccupazioni. Vi chiamano, questo medico non è obiettore, ora vi sentite soltanto tremendamente in colpa, ma non siete più sole.
Dovremmo comprendere che garantendo la possibilità di ricorrere a un servizio ognuno resta libero di usufruirne o meno, ma che non offrendo la possibilità di ricorrervi nessuno è libero di scegliere, e la libertà di scegliere cosa fare della propria vita è fondamentale.
A cura di Ilenia Matteucci