Il 22 gennaio 2015 M. Draghi, governatore della BCE, ha annunciato un nuovo piano di politica monetaria che prevede l’utilizzo del c.d. Quantitative Easing (Q.E.) con il quale si inietta nuova liquidità nel sistema attraverso operazioni di mercato aperto. Dopo anni di immobilismo, dunque, pare che l’Europa abbia un “piano” di politica monetaria per uscire dallo stato di stagnazione.
La manovra prevede che la BCE stampi nuova moneta e la utilizzi per comprare titoli di Stato sulla base della quota dei vari Paesi nel suo capitale (il capitale della BCE è detenuto dalle Banche Centrali Nazionali –BCN- dell’Eurozona ndr). Sono previsti acquisti pari a 60 miliardi al mese fino a settembre del 2016, salvo proseguire nel caso in cui l’inflazione non abbia ancora raggiunto il target del 2% circa. Con buona pace di chi chiedeva ai singoli Paesi di “fare prima i compiti a casa”, una quota pari al 20% delle eventuali perdite legati ai titoli acquistati saranno a carico della BCE mentre il restante 80% a carico delle BCN. Inoltre, la BCE non potrà detenere una quota superiore al 33% del debito di ciascun Paese emittente né acquisire più del 25% del debito circolante per ogni emissione.
La conseguenza diretta della manovra sarà il deprezzamento dell’euro: la moneta europea si svaluterà sostanzialmente rispetto al dollaro e rispetto ad altre valute estere, sostenendo così le esportazioni e il settore turistico.
Altra conseguenza diretta della massiccia iniezione di liquidità sarà l’abbassamento dei tassi di interesse che, tramite meccanismi di trasmissione monetaria, non riguarderà solamente gli interessi che lo Stato pagherà relativamente al proprio debito, ma anche il tasso al quale le imprese e i privati si finanzieranno.
Tra circa 18 mesi avremo delle risposte semi-definitive riguardanti l’efficacia del “piano”.
L’auspicio è che la manovra porti l’Eurozona fuori dalla recessione così come è accaduto negli USA, pur considerando le differenze e il considerevole ritardo con cui è stata implementata.
Il Q.E. rappresenta un primo passo, ora occorre che ogni attore economico faccia la propria parte.
Occorre che i governi implementino riforme strutturali che permettano di innescare il circolo virtuoso di investimenti, crescita, occupazione e consumi, evitando che la nuova liquidità si traduca semplicemente con nuovo debito. Si auspica, inoltre, che il buon funzionamento del meccanismo di trasmissione monetaria permetta l’allentamento della stretta creditizia e faciliti l’accesso al credito per le PMI e per i privati che non si rivolgono direttamente al mercato finanziario.
Il piano è stato varato, e suona come un ultimatum. Non è una vittoria, né una sconfitta. Il risultato dipenderà dalla capacità dei giocatori in campo. La partita è appena iniziata.
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