In questi giorni negli USA ci si passa la palla al grido di recessione si, recessione no; noi dal canto nostro mi sa che come a scuola aspettiamo parli per primo qualcun altro prima di prender la parola e decidere realmente se le cose vanno male o bene. Comunque, se è vero che a ogni tifoso in Italia corrisponde un imbattibile allenatore è altrettanto vero che a ogni cittadino dello stivale corrisponde pure un oculato e lungimirante economista le cui manovre risolleverebbero il paese in un battito di ciglia e ignoranti tutti gli altri che non ci sanno arrivare! L’economista da bar si riconosce essendo quello che solitamente sostiene la tesi del ‘quanto stavamo meglio prima’ e del ‘i tempi sono cambiati’, è quello che s’aggira insomma tra una depressione nera, simulata o reale, e una malinconia per i tempi passati di fondo che si percepisce agevolmente nel suo sguardo. L’economista in questione molte volte tende a sostenere tesi che ci riporterebbero al baratto in un nanosecondo del tipo: -Una volta a una mucca corrispondevano 3 capre, era una cosa sicura e stabile, non come l’economia d’oggi che non ha nulla di reale- e lo ripete 5, 6, 20 volte con gli occhi oramai iniettati di sangue. Se poi commetti l’errore di fargli notare come il rapporto domanda offerta sia alla base pure del baratto, e cioè che una mucca può pure valer nulla per me che magari vivo su una mulattiera e necessito di capre; allora si lancia in irrefrenabili sproloqui su come tu difenda i presunti potenti ladroni.
La verità è che stiamo assistendo a qualcosa di epocale, uno sviluppo di cui è difficile capire la direzione e l’ unica cosa certa è che questa economia è ancora bambina; ci abbiamo messo un paio di migliaia di anni per avere le democrazie stabili (si spera!) moderne, come possiamo voler raggiungere un economia globale perfetta in un lasso di tempo tanto esiguo? In fin dei conti non trovo nulla di strano neanche nei discorsi da bar che spesso sono figli di generazioni precedenti che vivono il cambiamento in modo molto più traumatico rispetto a chi ci nasce e cresce dentro. Immagino che pure i nostri antenati inventori della scrittura abbiano avuto difficoltà a far digerire la novità ai loro nonni amanti della tradizione orale. Credo pure che, in tempi più recenti, molti a inizio secolo scorso vedendo le prime automobili abbiano storto il naso ma se avessimo, come va di moda ora, tutelato in modo spasmodico le scuderie per frenare il cambiamento, a quest’ora gireremmo ancora a cavallo (Non che sarebbe un male eh! Anzi… mi sa che la biada costa meno della benzina e forse è pure più suscettibile ai cambiamenti del valore del petrolio!). Non dico ci sia da scherzare o che la situazione non sia penosa, c’è chi ruba e s’arricchisce e chi non arriva a fine mese, ma sono del parere che per trovare le giuste soluzioni ci vogliono le giuste domande.