Per la prima volta nella mia vita avrò la possibilità di votare ad un referendum.
Mi da molto fastidio quindi che sia sostanzialmente inutile, frutto dei litigi interni al partito di Governo.
Eppure la possibilità di non andare a votare non mi ha mai sfiorato, ho troppo rispetto per la democrazia diretta e trovo che ogni referendum saltato sia un terribile insulto ad uno dei nostri più importanti diritti-doveri, per quanto irrilevante possano essere gli effetti concreti.
Eppure rimane il problema di come votare.
Sono stato infatti molto incerto tra il “si” e la scheda bianca e solo ultimamente mi sono deciso.
L’indecisione era dovuta alla nullità a cui porterà qualsiasi risultato di voto, da quasi ogni punto di vista: quello economico, quello ambientale, quello turistico e dei beni culturali (ci hanno buttato in mezzo anche questo, si).
A farmi decidere è stato allora l’unico aspetto che, forse, verrà toccato realmente dalla consultazione popolare: l’aspetto politico.
La mia speranza (forse troppo ottimistica) è che, nel momento in cui dovesse prevalere il “si”, l’esecutivo e il caro Renzi si attivino per cavalcare il parere dei cittadini, alla ricerca del consenso, indispensabile in vista delle elezioni che si terranno fra pochi mesi.
Non ci si sta concentrando abbastanza sulle fonti rinnovabili, è palese sia a livello italiano sia a livello europeo, sia a livello mondiale. Questo referendum allora, pur privato di qualsiasi risultato pratico apprezzabile, sarà una di quelle rare e quindi preziose occasioni nelle quali potremo esprimere la nostra volontà in maniera chiara e collettiva, avendo la certezza di essere ascoltati.
In mancanza di risvolto pratici, facciamoci sentire, facciamo in modo che la nostra opinione conti e sia rispettata.
Abbiamo l’opportunità di alzare la voce sul tema, importantissimo, delle rinnovabili.
Scusate se è poco.
Francesco Cocozza