Regionali Sicilia: rilancio di un centro-destra di governo?

Regionali Sicilia: rilancio di un centro-destra di governo?

La vittoria della coalizione Berlusconi-Salvini-Meloni sarà la rampa di lancio per un centro-destra di governo? Difficile a dirsi. La questione del leader dominante all’interno di tale coalizione resta aperta con tutti i problemi ad essa collegati. Lo dimostra il fatto che è già partita la gara per la rivendicazione della vittoria con il Cavaliere che ne attribuisce il merito alla sua discesa in campo (letterale questa volta) negli ultimi giorni di campagna elettorale e la leader di FdI che rivendica la scelta di puntare sul candidato Musumeci. Mantiene un profilo basso, almeno per il momento, Salvini, probabilmente conscio dell’assoluta novità che il suo partito rappresenta nel contesto siciliano.

Questione del leader a parte, l’equilibrio interno di questa coalizione è reso fortemente instabile in primis dal binomio moderazione-populismo. Un binomio pieno di attriti che vede schierato da una parte Fi, partito pro-establishment per eccellenza (come dimostra il suo proporsi come argine al grillismo), e dall’altra l’asse populista Lega-FdI invece dotato di una forte carica anti-sistema. Un tema su tutti che divide i due blocchi è quello legato al rapporto con l’Unione Europea, con Salvini e Meloni che si schierano su posizioni nettamente critiche, per usare un eufemismo, mentre il leader forzista è attualmente iscritto al PPE.

Naturalmente potrebbe essere il contesto politico favorevole ad incentivare un’unione politica relativamente stabile del centro-destra. Con l’attuale legge elettorale che di fatto impedisce la formazione di un governo pentastellato (a meno che d’improvviso le parole alleanza o quanto meno desistenza smettano di essere tabù), con un Partito Democratico in scissione permanente e con la leadership renziana sempre più indebolita, potrebbe essere il centro-destra a trarne i vantaggi elettorali. In sottofondo però resta sempre l’ipotesi della coalizione dei moderati Pd-Fi che cristallizzerebbe la divisione, ormai trasversale a livello europeo, tra establishment e populismo.

 

A cura di Gianluca Armeli 

 

 

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