I grattacieli spendenti di Dubai, che sembrano usciti da un futuro ancora tutto da vedere, sono il ricordo più vivo che ho dell’ultimo giorno di un 2015 ormai concluso. Lo Stato divenuto ricco grazie al petrolio, ora dipendente dal denaro che gli stranieri ben accetti riescono a portare in vacanza con sé, è un caso unico per chi desidera apprendere come funzioni il potere.
Alcuni turisti vi vedono un autentico angolo di Paradiso nell’inferno della Jihad. In realtà, nonostante gli standard di vita e sicurezza molto alti, non dobbiamo dimenticarci di avere a che fare con uno Stato non fondato sulla democrazia occidentalmente intesa. Non si pensi di poter cambiare l’ordine sociale, politico e religioso vigente. Al suo interno tutti possono fare carriera, tutti possono diventare qualcuno se ne hanno le capacità. Ma cosa succede a chi non lo accetta? È molto semplice: si viene licenziati, il che significa dover lasciare il Paese. Niente lavoro, niente visto – che dura due anni con possibilità di rinnovo, per cui è molto facile essere espulsi dopo il licenziamento -. Per di più ottenere la cittadinanza da straniero è assai complesso: solo le donne possono prenderla sposandosi, mentre gli uomini rinnovano il visto a vita. Il motivo è dovuto al fatto che a Dubai la ricchezza nazionale, così come il potere, è gestita interamente da una casta di sceicchi che conserva strettamente i propri privilegi, situazione che rende necessario impedire la formazione di nuovi gruppi familiari esterni al vertice della piramide sociale.
Oltretutto anche a Dubai, come in tutte le economie in espansione, i lavori più faticosi sono delegati ad immigrati provenienti per lo più dall’Estremo Oriente, che vivono una netta separazione rispetto al resto della popolazione. Per ognuno di loro che vuole entrare in questo magico mondo ve ne sono altri che vengono esclusi: la legge sull’immigrazione di Dubai prevede che solo determinate quote di categorie professionali possano entrare nel Paese, una lista di “desiderabili” che servono per far correre una macchina lanciata a velocità supersonica verso il futuro.
Nonostante – o grazie – a tutto questo, il delicato equilibrio raggiunto dall’emirato riesce a garantire prosperità più o meno a tutti. Eppure, se si aguzza la vista verso i palazzi splendenti, se ne vedrà fra essi uno più luminoso, più alto degli altri. Attaccato ad esso, un gigantesco cartello scritto in inglese: affittasi. Un intero palazzo vuoto, saranno circa settanta piani. La domanda sorge spontanea: cosa succederebbe se, per qualche motivo, si smettesse di comprare?
A cura di Riccardo Antonucci