Dopo catastrofiche previsioni degli economisti e sconvolgenti risultati delle elezioni internazionali, il 10 ottobre la conferenza “Il ritorno al protezionismo e il dopo Brexit: possibili scenari tra disciplina della concorrenza e normativa antitrust” della Luiss School of Government riaccende la speranza: l’esito della Brexit potrebbe non essere così disastroso come supposto all’inizio, stando alle parole dell’ambasciatrice britannica in Italia Jill Morris, del giornalista del Sole 24 Ore Dino Pesole, della dottoressa Roberta Marracino e del dottor Roberto Chieppa. A introdurre i lavori la dottoressa Giulia Varone.
Il primo intervento è stato del giornalista Pesole, che ha esposto varie incognite sul lungo dopo Brexit nate dal fatto che l’art. 50 del Trattato di Lisbona non era mai stato applicato prima (e probabilmente nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe accaduto) e quindi potrebbero comportare che le trattative sfocino in un “divorzio senza accordo” e in un “inquietante ritorno al protezionismo”.
L’ambasciatrice Morris scongiura subito l’eventualità richiamando anche il recente discorso del primo ministro britannico Theresa May a Firenze, sintetizzabile in “se lasciamo l’Unione Europea, non lasciamo l’Europa”. Nonostante ci sia ancora da discutere, non si può ignorare il duro lavoro fatto finora: a dispetto dei disastrosi scenari riportarti dai media, quattordici papers sono già stati formulati, i 2/3 degli obiettivi raggiunti e, con il quinto round di negoziazioni all’orizzonte, si attende un piano d’azione per dicembre. Il Regno Unito dovrebbe lasciare il Mercato unico insieme all’Unione Europea, tuttavia lo Stato, avendo sempre sostenuto i mercati aperti, vorrebbe proseguire il libero scambio di beni e servizi.
Per analizzare gli scenari del mercato post-Brexit ha preso la parola la dottoressa Marracino, illustrando tre possibilità: l’European Economic Agreement (nessuna barriera doganale, ma impossibilità decisionale per UK), il Free Trade Agreement (negoziati lunghi e barriere non tariffarie, ma dazi non elevati) e il World Trade Organization (tempi d’implementazioni rapidi, ma dazi molto elevati). Nessuna di queste soluzioni sembra soddisfare UK e UE, pertanto si cerca “un nuovo meccanismo”; i rapporti durante questo periodo di transizione seguiranno le direttive in vigore fino al pre-Brexit. La dottoressa spera che un accordo venga raggiunto al più presto, in modo da evitare il prolungamento dell’attuale clima di incertezza.
Il dottor Chieppa ipotizza, invece, un Regno Unito tentato dall’assenza di obbligatorie politiche antitrust che preferisce applicare incentivi statali: ciò causerebbe una duplicazione procedimentale e decisionale (dato che ci sarebbero doppi standard da soddisfare per importazioni/esportazioni che potrebbero addirittura contrastare). In realtà, non ritiene questa opzione attuabile nel Regno Unito data la sua storia economica, ma non esclude che altri Paesi possano lasciarsi allettare dalla prospettiva.
A concludere con ottimismo è stato il professore Antonio La Spina, secondo cui Brexit ed elezioni tedesche potrebbero addirittura costituire un elemento di crescita per l’Unione, a cui, quindi, restano possibilità di sopravvivenza… almeno nello scenario politico attuale.
A cura di Francesca Cresta e Ludovica Esposito