19 luglio 2015. Lamberto Lucaccioni, 16 anni, di Città del Castello (Perugia), muore per una pastiglia di ecstasy nella nota discoteca Cocoricò, a Rimini. Una serata tra amici e la voglia di sballarsi: una storia come tante altre, purtroppo. Ma questa volta è diverso. Forse 16 anni sono davvero troppo pochi o forse sono troppi i precedenti al Cocoricò. Il 3 agosto arriva la decisione del Questore di Rimini: Cocoricò chiuso per 4 mesi. Ed è subito polemica. Il gestore del “Cocco”, Fabrizio De Meis, dichiara che la decisione di chiudere avrà l’unico effetto di lasciare 200 famiglie senza lavoro, mentre fatti come questo continueranno ad accadere. Il Codacons, l’associazione dei consumatori, ritiene il provvedimento anche troppo blando: servono più controlli nelle discoteche, interventi seri contro le droghe nei locali.
Efficace o no, la chiusura del Cocoricò vuole essere un gesto forte che tenta di fermare la logica dello sballo. “La sanzione inflitta al Cocoricò certamente non serve a bloccare il traffico di droga nelle discoteche” commenta il presidente Codacons, Carlo Rienzi, “ma importantissima perché spinge i gestori dei locali alla massima vigilanza, attraverso controlli veri e non di facciata.”
Ma a 16 anni, cosa ne sai? Cosa ne sai dello sballo, della droga, della morte? Pensi: “è per provare, che sarà mai”. Qualcuno, a Lamberto, avrebbe dovuto dirglielo. Dirgli che, a prendere una pasticca “per provare”, ci si gioca la vita. Forse ci avrebbe pensato prima di pagare 250 euro per 3 grammi di ecstasy.
Di ecstasy, Giorgia Benusiglio ne aveva presa solo mezza pasticca. E’ bastata per provocarle un’epatite tossico fulminante; si è salvata grazie ai chirurghi dell’Ospedale Niguarda di Milano, dopo un trapianto di fegato di 17 ore. Aveva 16 anni, proprio come Lamberto. Adesso, di anni ne ha 30 anni e ha deciso di spendere la sua vita per i ragazzi, con campagne anti-droga nelle scuole d’Italia. Porta la sua testimonianza, vuole informare e insegnare ai giovani l’amore per se stessi: Giorgia parla di tutto ciò che avrebbe voluto sapere anche lei, quella sera di ottobre, prima di fare “la più grande cavolata della mia vita”.
Ma parlare di droga non è così facile: è più comodo pensare che non ci riguardi. “Fa uso di cocaina chi ti è più vicino”, scrive in “Zero zero zero” Roberto Saviano, “e se ritieni che non possa essere così, o sei incapace di vedere o stai mentendo.” E noi dobbiamo aprire gli occhi. Ma non solo quando muore per ecstasy l’ennesimo sedicenne. Dobbiamo informarci per comprendere, comprendere per prevenire. L’arma più potente che abbiamo non è il controllo né la proibizione. E’ la cultura. Così non servirà nessuna chiusura, nessun controllo: saremo noi, con la nostra testa, a salvarci la vita.