Sará stata “la mano di Dio” a far tornare Paolo Sorrentino?

A cura di Benedetta Cipriano

Paolo Sorrentino torna nelle sale cinematografiche con una nuova uscita prodotta da Netflix, in programma per il prossimo 24 Novembre. “E’ stata la mano di Dio” è il titolo del lungometraggio che il regista partenopeo ha presentato al del Festival del Cinema di Venezia e che si è già aggiudica una candidatura per la 94° edizione degli Oscar. 

Il cast vanta di attori tra cui Tony Servillo, che ormai è alla sua 5° collaborazione con il regista, Luisa Ranieri e Teresa Spagnuolo. Ma l’elemento che contraddistingue quest’opera rispetto alle precedenti dello stesso artista è il fatto che, personaggio centrale è rappresentato non di meno che dallo stesso Paolo Sorrentino. Infatti, eccezionalmente, l’autore, per la prima volta, decide di raccontare la sua storia ripercorrendo gli eventi che più hanno avuto rilievo nella sua vita e di come la sua città, Napoli, abbia contribuito a fare di lui ciò che è oggi.

Apparente protagonista della pellicola è Fabio Schisa detto Fabietto, interpretato dall’attore emergente Filippo Scotti classe ’99. Fabio è un ragazzo di 17 anni della borghesia napoletana, che vive una vita agiata e spensierata circondata da parenti, amici e vicini, che insieme condividono allegria e problemi familiari; fin quando questa quotidianità non viene spezzata da un evento catastrofico che interrompe improvvisamente la felicità familiare, ma, ancora di più, sconvolge l’esistenza del nostro protagonista. 

Il film è strutturato in 2 blocchi: uno ambientato prima ed uno dopo l’incidente. Nella prima metà, l’ambientazione è quella di una Napoli privilegiata e gaudente che rispecchia anche l’anima innocente del giovane Fabietto. Nella seconda metà il regista spegne l’entusiasmo, sostituendolo con un’immagine di sé stesso completamente privata di ritocchi e altri ingombri estetizzanti tipici di quella realtà. Nonostante l’innegabile citazione di registri come Federico Fellini, Sergio Leone e Roberto Rossellino, l’artista partenopeo ha esplicitato che, se si trova costretto ad indicare un riferimento, allora sarà a Massimo Troisi. Innegabile è inoltre l’origine del titolo. Essa, come si può ben intendere, allude, non di meno che a Diego Armando Maradona. “La mano di Dio”, era infatti lo pseudonimo dato dai napoletani al giocatore sudamericano, il quale, negli anni 80, non solo ha fatto la storia della squadra di calcio del capoluogo campano, ma fu anche colui il quale salvò la vita di Paolo, in un modo come solo a Napoli sarebbe potuto succedere. 

In aggiunta alla corsa per la statuetta d’ora in programma per il prossimo 24 Marzo, l’opera del regista Napoletano è inoltre in concorso per la conquista del Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia, all’European Film Festival  e al Middleburg Film Festival. Non possiamo che concludere augurando un grandissimo in bocca al lupo al nostro Paolo, che, al di là di quale saranno i risultati, può sempre considerarsi un motivo di grande orgoglio per il nostro paese.

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