La banda è già passata da un pezzo al mercatino di Natale MagicCity, quando incontro i ragazzi della casetta di LabGov per intervistarli il giorno dell’apertura del mercatino. Mentre ancora qualcuno sistema le decorazioni Natalizie in quello che per il resto dell’anno è un parcheggio, ci salutiamo e ci sediamo alle panche per parlare del loro nuovo progetto.
Paola Todisco, membro del direttivo di LabGov, ci spiega che la startup gestisce ormai da anni il laboratorio interdiscipilinare“clinica urbana”, un’opportunità per gli studenti LUISS di sviluppare skills che li aiutino a mettere in pratica ciò che imparano sui libri. O, per dirla in una maniera un po’ più tecnica, si occupa di fare quella che nei Paesi anglofoni è chiamata engaged research, ricerca applicata per lo sviluppo di idee condivise che possano avere effetti concreti.
La startup, nata nel 2015, riunisce studenti, ricercatori e professori di ogni parte del mondo (hanno contatti anche con Amsterdam, San Paolo e New York) in un progetto comune di sensibilizzazione alla sostenibilità e all’impatto ambientale che ha ogni nostra azione. Quest’anno hanno unito le forze con Young Ethos e Viving e insieme hanno deciso di aprire una bancarella inusuale nel nuovo mercatino di Natale: è infatti l’unica che non vende nulla ma chiede piuttosto ai visitatori di lasciare i proprio vestiti usati con un triplice scopo, ossia donare, rigenerare e riutilizzare i capi.
Ma perché proprio quest’obiettivo? Caterina Gianni ci spiega che Magic City è l’unico mercatino natalizio del quartiere, e questo gli assicura una grande visibilità tra i visitatori, ammessi anche da fuori l’università in via eccezionale. Il loro obiettivo è di sensibilizzarli all’impatto che hanno sull’ambiente le folli spese natalizie e quelle che coincidono con il Black Friday.
Infatti l’industria tessile, oltre ad essere la seconda più inquinante al mondo, è responsabile per il 10% delle emissioni di CO2 globali, è una delle principali cause dell’inquinamento degli oceani ed è al secondo posto per il maggior consumo di acqua (2500 litri per produrre una maglia di cotone).
Il nome Saving Rudolph è infatti un riferimento alla renna di Babbo Natale e a tutte le specie di animali in via di estinzione a causa dei cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento.
Ma non si parla solo di natura.
Infatti sono pericolosissimi anche i materiali impiegati nella produzione dei capi, che a lungo andare possono causare anche danni dermatologici permanenti. La Fast Fashion miete tra le altre vittime soprattutto gli studenti, solitamente con dei budget più bassi rispetto agli adulti. I prezzi accessibili fanno sì che i più giovani siano incentivati a comprare sempre più vestiti di qualità scadenti i quali, rovinati dopo poco più di un paio di stagioni, finiscono abbandonati negli armadi. Insomma, uno spreco enorme. Sarebbe decisamente meglio spendere un po’ di più per avere dei capi di qualità, sostenibili e che durano di più nel tempo.
Cosa succederà ai vestiti donati una volta concluso il mercatino? Julianne Heusch ci spiega che verranno in parte donati e in parte riutilizzati nel prossimo laboratorio gestito da LabGov, che si concentrerà sul rinnovo dei tessuti per dare nuova vita ai capi. Lo scopo, insomma, è quello di non buttare mai via nulla, ma di fermare il processo di continua produzione dei vestiti tramite il riutilizzo di quelli già prodotti.
Alessandro Antonelli aggiunge infine che il laboratorio verràgestito esattamente come quello degli anni passati, cioè tramite lo stimolo delle idee degli studenti che partecipano. Infatti negli scorsi anni i “LabGoverns” sono riusciti a portare il progetto dell’orto LUISS nelle zone periferiche di Centocelle, Torrespaccata e Alessandrino, con tanto successo da vincere un Horizon 2020, un programma di finanziamento della Commissione europea. Questo progetto, proprio come tutti gli altri, si propone di entrare in contatto con la comunità locale e di sensibilizzarla alla sostenibilità economica per trarne loro stessi profitto.
Saving Rudolph vi aspetta a Magic City fino al 20 dicembre, per dare anche ai vostri vestiti smessi la possibilità di respirare un’aria nuova!
Articolo a cura di Raffaella De Meo