In una sentenza storica, la Corte Suprema indiana ha decretato che l’adulterio non è più un reato penale.
In precedenza, qualsiasi uomo che avesse avuto un rapporto sessuale con una donna sposata senza il permesso del marito di lei era legalmente perseguibile e poteva essere mandato in prigione per un massimo di cinque anni, costretto a pagare una multa, o entrambi.
Una semplice analisi della sezione 497 del Codice Penale Indiano, riguardante appunto l’adulterio, dà luogo a varie conclusioni. Prima di tutto, che la donna sposata non sarà considerata responsabile per l’atto di adulterio – solo l’uomo coinvolto nell’atto sarà penalmente responsabile sotto la sezione -, e in aggiunta a ciò la sezione 198 del codice di procedura penale attribuisce solo al marito il diritto di presentare una causa contro l’uomo coinvolto nell’atto di adulterio. In secondo luogo, la legge non si applica nel caso in cui una donna non sposata abbia rapporti con un uomo sposato. L’atto, inoltre, non è considerato un reato se il marito della donna acconsente al fatto che essa abbia rapporti con un altro uomo.
Questa sezione non fa che rinforzare il pensiero arcaico e lo stereotipo sessuale secondo il quale una donna “appartiene” ad un uomo e non può avere opinioni o pensieri propri; questo anche se avesse volontariamente acconsentito all’atto sessuale. Nonostante non ci siano statistiche ufficiali sulle condanne per adulterio, avvocati e attivisti sono convinti nell’affermare che la legge sia stata abusata dai mariti scontenti.
Il matrimonio combinato è forse alla base di molti matrimoni infelici che finiscono in adulterio. Non è costume infatti, lasciare che siano le persone a trovare il proprio partner; sono i genitori e la famiglia a farsi carico di trovare un coniuge ai figli. L’organizzazione un matrimonio in India è molto simile a una fusione aziendale. Secondo la ricerca dello Statistic Brain Research Institute, quasi il 90 per cento dei matrimoni in India sono combinati.
Joseph Shine, un uomo d’affari indiano di 41 anni residente in Italia, ha presentato lo scorso agosto una petizione alla Corte Suprema per respingere la legge. Sosteneva che quest’ultima discriminasse gli uomini, ritenendoli i soli responsabili delle relazioni extraconiugali, e trattasse le donne come oggetti.
La proposta di depenalizzare l’adulterio era stata fortemente combattuta dal governo del Primo Ministro Narendra Modi, la cui coalizione di centro-destra è guidata dal partito nazional-induista Partito del Popolo Indiano (in hindi Bharatiya Janata Party o BJP). Modi incoraggiava a modificare la legge per renderla neutrale rispetto al genere, pur mantenendo l’adulterio come un reato, ma la Corte Suprema ha votato unanimemente a favore della proposta di depenalizzazione.
In merito alla sentenza per l’abolizione dell’adulterio dal codice penale, il presidente del massimo organo giudiziario Dipak Misra ha dichiarato: “Qualsiasi norma che si basi sul concetto di disuguaglianza tra uomini e donne è incostituzionale: l’articolo in questione offende la dignità delle donne […] È arrivato il momento di dire che il marito non è il proprietario della sua sposa. La superiorità legale di un sesso su un altro è sbagliata. L’adulterio – ha aggiunto – non può essere la causa di un matrimonio infelice, ma, semmai la sua conseguenza“.
In una dichiarazione pubblicata sui social media, la deputata al Partito del Congresso dell’opposizione e Presidente del Party’s Women’s Wing, Sushmita Dev, ha definito la sentenza una “decisione eccellente” – decisione che si aggiunge ad una lunga serie d’iniziative di una Corte Suprema indiana sempre più attivista, che negli ultimi anni ha fatto molto di più dei politici per dare nuova forma ai costumi sessuali e promuovere l’uguaglianza di genere in una società profondamente conservatrice, ma in rapida modernizzazione.
All’inizio di questo mese, infatti, la corte ha abbattuto uno storico divieto sui rapporti omosessuali. L’anno scorso, i giudici hanno bandito il divorzio sommario “triplo talaq” per gli uomini musulmani, e, in un paese con il maggior numero di spose bambine del mondo, l’alta corte ha stabilito che il sesso con una moglie minorenne costituisce uno stupro.
Ma non è tutto oro ciò che luccica.
Ad esempio la pratica della Dote – pagamento effettuato in contanti o doni ai suoceri della sposa al momento del suo matrimonio, direttamente proporzionale alla regione di provenienza, alla religione, alla casta, all’educazione dello sposo, al tono della pelle della sposa e alle capacità di negoziazione di entrambe le famiglie coinvolte – è illegale in India dal 1961, ma purtroppo ancora in uso e raramente segnalata come un crimine. Secondo il National Crime Records Bureau of India, in un paese con quasi 10 milioni di matrimoni all’anno, nel 2015 sono stati segnalati meno di 10.000 casi di Dote. La richiesta di Dote viene denunciata solo quando le richieste dello sposo vanno oltre ciò che la famiglia della sposa può permettersi o quando la sposa è maltrattata fisicamente o, peggio, uccisa.
La strada per questo paese dai 1.335.250.000 abitanti è ancora lunga e piena di ostacoli, ma non per questo non bisogna celebrare importanti vittorie come questa.
A cura di Francesca Feo