Lo scorso 8 Aprile il Consiglio Superiore della Magistratura ha clamorosamente bocciato la candidatura del magistrato Nino Di Matteo alla Procura Nazionale Antimafia, ed al suo posto sono stati candidati Del Gaudio, Pontassugliae Dolce. La notizia ha suscitato subito grande scalpore, alla luce del curriculum del “grande escluso”, sicuramente più ampio rispetto agli altri papabili presidenti. Soltanto cinque sono stati i pareri favorevoli al pubblico ministero di Palermo: il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, il laico Antonio Leone, il Pg della Corte Suprema Pasquale Ciccolo, il togato di Autonomia e Indipendenza Aldo Morgigni e il togato di Area Piergiorgio Morosini. Quest’ultimo si è dimostrato il più attivo nel contestare la mancata candidatura specificando come il PM fosse molto esperto e avesse combattuto in passato esponenti importanti della malavita siciliana e non solo; infatti, oltre ad aver avuto il grande merito di occuparsi dei delitti degli “anni 90”, tra i quali l’omicidio dei giudici Falcone e Borsellino, si è adoperato anche per il famoso procedimento “Old Bridge”, che vedeva protagonisti esponenti della mafia siciliana connessi con la Cosa Nostra statunitense. Inoltre Di Matteo, nella sua esperienza più che ventennale, si è trovato spesso a collaborare con i pubblici ministeri di Roma, Milano e Firenze. Fortunatamente questa estate molto probabilmente il Consiglio tornerà ad esprimersi in merito ed il PM potrebbe tornare “prepotentemente” in gioco. Stessa sorte ebbe Giovanni Falcone, quando ormai tanti anni fà venne con forza escluso dalla PNA perché troppo scomodo e gli venne preferito Antonino Meli, sicuramente meno preparato del famoso ed espertissimo giudice. In quegli anni fu proprio questa decisone che condannò definitivamente Falcone ad un triste ed ingiusto destino, che si concluse il 23 Maggio del lontanissimo 1992 per opera di Cosa Nostra. Quale scenario si prospetta ora per il CSM? Si riuscirà ad evitare una terribile ripetizione della mancata candidatura di Falcone? Ci ritroveremo qui a parlare dell’ennesimo episodio di “schiaffo alla meritocrazia”? Sono passati tanti anni da quel giorno, ma la situazione nel nostro Paese sembra essere sempre la stessa. Soltanto il tempo risponderà a queste domande, per ora possiamo solo aspettare e sperare che con la nomina di Di Matteo le cose cambino e si possa finalmente cominciare quel processo di “pulizia” che tanto farebbe bene all’Italia, altrimenti rimarremo sempre vincolati ad un sistema viziato, incapace di cambiare e che resterà per sempre cosi, senza fine.
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