Silvia è un’ingrata?

Silvia è un’ingrata?

Benvenuti! Questa è democrazia!

Chiunque può esprimere la propria opinione. Il dibattito pubblico, che prolifica sui social network, è libero da ogni vincolo e aperto a tutti.

Vi indignate ancora per i titoli di Libero? Li accusate di essere fascisti, ma i veri fascisti siete voi, che invocate la censura, i provvedimenti disciplinari dell’Ordine dei Giornalisti e le querele.

Attribuire alla vita di Silvia un valore economico, e parlare di spreco, è abominevole. La sua conversione all’Islam, il burka e l’abbigliamento, il denaro speso per salvarla, sono fatti irrilevanti. L’unica cosa che conta è che ieri una madre ha potuto riabbracciare la propria figlia, dopo due anni di incertezze e paura. Il trionfo della vita, e della libertà! Il rientro in patria di una connazionale! Il resto è fuffa. Il leone da tastiera è un esemplare versatile, che impara in fretta e che si adatta a tutti i ruoli: la settimana scorsa i social erano pieni di virologi, poi di economisti, infine psicanalisti: parlano della Sindrome di Stoccolma (vocabolo che probabilmente hanno appreso attraverso la lettura di Nils Bejerot, e non dalla Casa di Carta), definiscono Silvia un ingrata, scrivono che il denaro impiegato per pagare il riscatto è stato sprecato. Sputano sull’articolo 3, sull’articolo 8, vomitano il loro odio e la loro frustrazione su una ragazza che per 2 anni non ha potuto vedere la propria famiglia.

Ma anche loro possono esprimersi. Questa è la democrazia, con pregi e difetti che ne derivano. Se invocate la censura, siete fascisti! Se reclamate a gran voce un intervento dell’Ordine dei Giornalisti, magari attraverso una sanzione o una multa, siete fascisti! Se applaudite a quei politici che propongono l’istituzione di comitati per combattere le fake news, siete antidemocratici! Non è lo Stato a stabilire qual è il confine fra verità e menzogna (stavolta sarebbe scontato citare Nietzsche). La libertà di espressione è inviolabile: Le fake news si combattono attraverso il contraddittorio, gli articoli di Libero e del Giornale si combattono attraverso altri articoli, altri editoriali. Scrivete, infiammate il dibattito pubblico, umiliateli con le vostre argomentazioni appassionate! È li, che dovete indirizzare la vostra indignazione, e trasformarla in arte, in rabbia letteraria, non nei commenti di Facebook o nelle storie su Instagram. Invocare la censura è una soluzione troppo semplice, e poco costruttiva. Meglio affinare il proprio spirito critico. Le loro tesi, oltre che abominevoli, sono fragili! Vedrete, sarà la verità a trionfare, le vostre idee prevarranno! E verrà il trionfo della vera, libertà di stampa! Possiamo purificare il dibattito pubblico, senza ricorrere a strumenti oppressivi, residui di un epoca buia e indegna, isolando queste opinioni vergognose e smontandole, democraticamente, pezzo per pezzo. Chi è con me?

Articolo a cura di Michelangelo Mecchia

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