28 Maggio 2017, in uno stadio Olimpico gremito di gente, Diego Perotti nel giorno dell’addio al calcio di Francesco Totti, segna al novantesimo minuto uno dei gol più importanti della sua carriera sportiva. E’ la rete del 3 a 2 al suo ex Genoa, che segnerà l’inizio dell’avventura nella competizione della Champions League 2017-2018 dell’AS Roma.
Tre mesi più tardi da quel fatidico giorno primaverile, tutta la gioia che aveva pervaso la città eterna per la partecipazione alla competizione per club più prestigiosa al mondo, si rigettò nella piccola cittadina svizzera di Nyon, dove il 24 agosto, “l’ottavo re di Roma” Francesco Totti, aveva l’importante ruolo di sorteggiare le squadre per le fasi a gironi del torneo.
Terminati i sorteggi la squadra giallorossa era data per spacciata, nel suo “girone di ferro” c’erano i campioni d’Inghilterra del Chelsea e i fenomeni dell’Atletico Madrid. La qualificazione sembrava solo mera utopia.
Il giorno dell’esordio nella competizione per la squadra di mister Di Francesco arriva: il 12 settembre si gioca a Roma contro i “colchoneros” allenati da mister Simeone.
In un clima di tensione, palpabile sia sul terreno verde che sugli spalti, la Roma riesce a strappare un pareggio a reti inviolate, che dà alla luce una piccola crescente speranza che difficilmente sarebbe potuta albergare nei cuori dei tifosi giallorossi prima di quella partita.
Dopo aver vinto in casa della squadra azera del Qarabag, la cenerentola del girone, e aver sfiorato l’impresa a Londra contro il Chelsea, squadra dell’ex calciatore e allenatore della Juventus Antonio Conte, arriva la serata che cambia in maniera netta le sorti di quel girone di ferro. Nella notte delle streghe e dei fantasmi, il 31 ottobre, i giallorossi riescono a battere in casa la squadra londinese con il risultato di 3 a 0. La doppietta del faraone Stephan El Shaarawy e il gol di Diego Perotti, lasciano nell’aria un senso di incredulità per tutti i tifosi che, realizzata la grande impresa della loro amata squadra, incominciano a cantare “Grazie Roma” a squarciagola, per tutta la città. La vittoria contro il Chelsea risuonava di impresa.
Nella partita successiva la Roma si presenta al cospetto dell’Atletico Madrid da prima in classifica e con la squadra spagnola in cerca di una vittoria per provare a rientrare nella corsa per passare il turno. La Roma perde a Madrid e deve rimandare il discorso qualificazione all’ultima partita in casa contro il Qarabag, nella quale vince a fatica per 1-0 grazie ad una rete dell’ancora provvidenziale Diego Perotti.
La squadra capitolina grazie a questa vittoria riesce a passare come prima del girone, un’impresa che crea un entusiasmo tale nell’ambiente da far aumentare l’ambizione di poter arrivare più lontano possibile nella competizione delle stelle europee.
Si torna a Nyon, sorteggi degli ottavi di finale, questa volta in compagnia dell’ex calciatore Xabi Alonso. La Roma pesca lo Shakhtar Donestk, un avversario sulla carta abbordabile ma che fa riecheggiare nella mente dei tifosi giallorossi quella partita del 2011 che costò l’eliminazione alla squadra di Totti e compagni.
Si gioca il match di andata allo stadio Metalist di Kharkiv, la Roma domina nel primo tempo ma alla fine perde malamente per 2 a 1 dopo un crollo nella ripresa. La gara di ritorno si gioca in uno stadio pieno, non solo di persone, ma di sciarpe, di cori e soprattutto di speranze. Quest’ultime diventeranno realtà grazie a Edin Dzeko che sigla il gol del 1 a 0 che consente ai Giallorossi di approdare ai quarti di finale, cosa che non accadeva da ben 10 anni.
Poi arrivano loro: Barcellona contro Roma, Davide contro Golia, questo il verdetto dei sorteggi dei quarti di finale svolti da Andriy Shevchenko, ambasciatore della finale di Kiev.
Paura, rabbia, e mille pensieri negativi sono passati nella testa di tutti i tifosi giallorossi nel momento in cui l’ex calciatore del Milan pronunciava quella parola così lunga e interminabile, B-A-R-C-E-L-L-O-N-A.
“Alessà pensaci tu” avrà pensato qualcuno ricordando lo straordinario gol da centrocampo di Florenzi nel 2015 proprio contro i blaugrana.
La partita di andata al Camp Nou si conclude con un beffardo 4 a 1 a favore dei padroni di casa, risultato troppo severo alla luce dei valori in campo. Il risultato finale lascia tutti con l’amaro in bocca, ma anche con la consapevolezza di chi sa che ce la può fare, perché la partita di Barcellona ha insegnato qualcosa: anche i giganti hanno un punto debole. Arriva la fatidica sera di Roma-Barcellona. 10 Aprile 2018, una delle più belle date che un romanista potrà mai ricordare. Con il cuore e con la passione, l’impossibile può diventare possibile.
Grazie ad uno stadio sold out, la squadra giallorossa riesce a ribaltare un risultato ingiusto con i gol del gigante Edin Dzeko, del Capitano Daniele De Rossi e soprattutto di “Leonida” Kostas Manolas, che ha regalato pianti di gioia a migliaia di giallorossi sparsi in tutto il mondo grazie alla sua incornata vincente. Quel pallone per varcare la linea di porta e riuscire a battere Ter Stegen per la terza volta, ha impiegato un’eternità, ma nell’istante successivo lo stadio era scoppiato di gioia e tutti insieme con quel poco di voce che rimaneva cantavamo “Voglio solo star con te”, ed è così, perché in quei momenti esisti solo tu e la tua Roma e per questo esplodi di contentezza.
Dopo 32 anni la Roma era in semifinale di Champions League e quella frase “Road to Kiev” non era più utopia, era realtà.
Quando facciamo un sogno, questo si interrompe sempre nel momento più bello, molte volte a causa di una sveglia che ci fa tornare nella vita reale. La sveglia della Roma è stata uno dei suoi incubi peggiori, il Liverpool, la stessa squadra che il 30 maggio 1984 aveva cancellato un sogno ormai quasi arrivato a compimento, dopo l’epica finale giocata proprio a Roma e conclusasi malamente ai calci di rigore. Anche questa volta, con un punteggio totale di 7 a 6, con errori commessi dalla squadra e anche dal direttore di gara la Roma si è dovuta arrendere alla squadra inglese. Come disse in un’intervista Carlo Ancelotti “Il calcio dà sempre l’opportunità di una rivincita”. Probabilmente questa non era la volta giusta ma nell’attesa di riprovarci dico: “Grazie Roma”
A cura di Matteo Cappiello