START UP COME MOTO A LUOGO DEL FUTURO NASCENTE

START UP COME MOTO A LUOGO DEL FUTURO NASCENTE

Fabio Bianco: l’Italia è pronta.. noi lo siamo ?

Con una laurea in biotecnologie, PhD in farmacologia, direttore delle attività di Nursery Business di Sanipedia, presidente, direttore delle vendite e fondatore di Neuro-Zone, l’amministratore delegato della BrainDtech, Fabio Bianco ha risposto ad alcune domande in occasione della conferenza sul tema “Crescita vs Crisi” tenutasi lo scorso 30 settembre all’Hotel Parco dei Principi di Roma alla presenza dei ministri Lorenzin, Padoan, Alfano, Calenda e altri esponenti del Governo, del mondo accademico e delle principali organizzazioni di ambito sanitario.

Il giovane imprenditore ha risposto alle paure più comuni che noi ragazzi ci portiamo dentro, ai sospiri più gelidi che la gente ci alita provando a congelare il nostro futuro ogni giorno.

 

Cosa può consigliare a noi giovani per quanto riguarda il futuro? Il metterci nel lavoro ?

Il consiglio più semplice è che l’università è un pezzo del percorso, ed è un pezzo in cui ci si forma su un argomento di proprio interesse che poi diventa un pezzettino che gli serve per il futuro. In realtà impara un metodo di lavoro che applica nel mondo; noi in azienda BioTech abbiamo ingegneri, fisici, chimici, gente con competenze totalmente diverse che però hanno deciso di lavorare insieme. Buona volontà e voglia di mettersi in gioco sono fondamentali, molto spesso i ragazzi che vediamo adesso sono ragazzi che arrivano con un curriculum e pensano di sapere un lavoro perché lo hanno studiato, questo è un grosso problema.

 

Infatti una delle nostre paure è proprio quella di impegnarci e non trovare niente dopo…

Si, la nostra è stata una cultura della paura, è vero. E non ho mai apprezzato il termine precariato perché il contratto a progetto in realtà è legato all’estro,a progetti che continuano a migliorare, in realtà il progetto è più un’opportunità. Io credo che oggi in Italia con le nuove leggi che ci sono state sulla ricerca e sul decreto d’imposta sia un momento magico per l’innovazione, soprattutto in settori legati alla salute. Penso che ci sia spazio per molti giovani, però bisogna volersi mettere in gioco e non avere la paura di perdere il contratto perché tanto è garantito che non c’è posto fisso. Quindi è un continuo imparare, la prima esperienza per poi continuare il proprio lavoro.

 

E questo è ricollegabile alle start up ?

Si, direi che questo è fondamentale per la start up che però non è un’azienda, è un moto a luogo. E’ un percorso che dà vita a un’idea che serve per realizzare un’azienda, dopodiché si arriva alla consolidazione del progetto.

 

Visto che la legislazione sulle start up è relativamente recente, l’aiuto che lo Stato dà a chi vuole mettersi in gioco è effettivo oppure il fallimento delle imprese è dovuto a qualche mancanza che c’è all’interno dello Stato ?

Io credo che oggi obbiettivamente all’interno del sistema Italia, non si possa chiedere di più per quanto riguarda il supporto e l’innovazione. Abbiamo degli strumenti che ci mettono di fatto allo stesso livello di altri paesi europei, il problema è che molto spesso si fa impresa su un qualcosa che non è reale. Mi spiego meglio, non ogni singolo brevetto diventa impresa, come a volte succede in Italia, molto spesso è debole e bisogna fare un lavoro per cercare di trovare progetti che possano stare insieme e che insieme magari diventino impresa. Io sono in contatto con centri di ricerca dalla Finlandia al Canada, collaboriamo per fare insieme un’azienda, in modo che mettendo ognuno il proprio pezzo si riesce a creare qualcosa di sostenibile sul mercato.

 

E il problema che in Italia ce ne sono troppe, magari troppe e troppo piccole, magari il fatto che bisognerebbe fare più lavoro di squadra?

Piccole non troppo un problema, spesso repliche di qualcosa che esiste già sì. L’innovazione per essere veramente efficace deve essere qualcosa che crea un valore aggiunto, deve essere la qualità dell’innovazione più un qualcosa che fa un mix con quello che c’è già.

 

Parole illuminanti. Raccontano la storia di un futuro che non dobbiamo temere, ma in cui ci dobbiamo tuffare facendoci promotori di nuove idee, sbarcando nella nave del sapere che costruiamo con il percorso di studi che abbiamo intrapreso. Mettersi in gioco, rielaborare e fare squadra per trasformare un potenziale progetto in un successo, facendo riferimento agli strumenti che lo Stato ci offre e in cui il supporto delle start up può essere fondamentale, per noi e per il Mondo.

Il dottor Bianco ha ragione, il sistema Italia ci offre tutto il possibile, quindi… cosa aspettiamo ? Il futuro è nostro, e ci attende a braccia aperte. Sta a noi esserne all’altezza.

 

 

Intervista di Paola Nardella, Francesca Feo, Tommaso Carbone

Articolo a cura di Paola Nardella

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