Startup e Portfolio theory: l’eccezione del Market Premium!

Startup e Portfolio theory: l’eccezione del Market Premium!

Da bravi studenti di Economia, avremo sentito e ripetuto migliaia di volte che, sui mercati finanziari, ad un titolo ad alto rischio dovrebbe corrispondere un rendimento potenziale più alto della media. In pratica un semplice investitore si convince ad acquistare un titolo rischioso solo qualora quello stesso titolo possa generare dei ritorni tanto alti da giustificare il rischio sostenuto durante un dato intervallo temporale. La differenza tra il ritorno del titolo rischioso e il rendimento offerto da un titolo senza rischio è definita “Market Premium”.

Bene, adesso che abbiamo ripassato queste nozioni base di finanza possiamo anche scordarle per 5 minuti. Sì perché il rapporto tra investitori privati, imprenditori e startups è tutta un’altra storia.

Dando un’occhiata ai grafici, qualora i capitali fluissero efficientemente come ci dice la teoria classica, avremmo una grande quantità di investimenti in startup nascenti nella fase “Pre Seed”, da parte di investitori “risk prone” allettati dalla possibilitàdi incassare alti ritorniale p.

 

 

 

 

La realtà tuttavia contraddice totalmente la teoria. Gli investimenti in startup ad alto rischio sono molto bassi. Perché? Perché indipendemente dall’avversione o dalla propensione al rischio gli investitori privati e i VC sanno in partenza che tali investimenti prevedono un Market Premium totalmente azzerato. Non vi è alcun potenziale guadagno nell’accettare di accollarsi un rischio enorme. Partecipazioni in Startup in fase nascente sono percepite alla stregua, se non peggio, di junk bonds di classe D. Di fronte ad un Business Plan, analisti e investitori di tutto il mondo pensano nella stessa lingua. Scorrendo tra proiezioni finanziarie, strategie di market validation e business model, nella mente dell’analista affiora sempre lo stesso calcolo probabilistico per tirare le somme e valutare se vi sono possibilità di rientrare dall’investimento.

Calcolo % di Successo= (Tecnologia) X (Prodotto) X (Clienti checomprano) X (Business Model) X (Team motivation) X (Capitale sufficiente) X (Competitors superati) X (Regulatory Problems)

 Appare evidente che il risultato di tale calcolo tende tanto più a zero quanto più ci troviamo vicini al momento di nascita della Startup. Ricordiamoci poi che il rendimento di un investimento in Startup è potenziale e non certo, dobbiamo quindi moltiplicare la probabilità di successo sopra calcolata per i ritorni che gli startuppers dicono di poterci offrire. Il risultato sarà un rendimento a sua volta tendente a zero, ed ecco giustificato il Market Premium nullo.

Vi sono poi altri fattori che limitano gli investimenti in una fase “Early” di un’impresa. Innanzitutto gli investitori privati entrano in gioco solo quando vedono del potenziale, o meglio quando percepiscono la possibilità di rientrare abbondantemente dall’investimento iniziale. Per raggiungere tale obiettivo questi soggetti non si limitano soltanto ad apportare capitale fresco alla neonata impresa ma anche tutta una serie di competenze e networks personali in grado di supportarne la crescita. In altre parole, vogliono “mettere una mano sul timone della nave”. Tuttavia il rischio che spesso si sottovaluta in fase “Pre Seed”, è quello di demotivare il team che, vedendosi sottrarre una grossa fetta del business, perde il controllo della propria idea imprenditoriale. E c’è di più. Scatenando questo effetto negativo, la probabilità di successo dell’impresa cadrebbe drasticamente, poiché i fondatori non percepirebbero più alcun incentivo a combattere a spada tratta per difendere la propria creatura. Questo problema non si verifica invece in una fase più avanzata di sviluppo dell’impresa. Più in là nel tempo, infatti, il costo marginale nell’acquisire l’1% in più di partecipazioni azionarie risulta meno drastico e non genera sconforto e demotivazione.  Vi è quindi un sottile equilibrio tra portata dell’investimento, fase di crescita della startup e azioni cedute agli investitori, che è tanto più fragile quanto più la startup è in fase nascente. Spesso paradossalmente si guadagna di più possedendo meno.

E allora, assodata e verificata la ragione che sta alla base di tale povertà di investimenti privati nelle fasi di R&D e di Pre Seed, chi è che fornisce i capitali di sostegno alle nostre Startups? Tale compito è nelle mani di istituzioni locali, governi e sponsors che offrono il cosiddetto “financial bridge for innovation” con lo scopo di aiutare gli imprenditori ad attraversare la valle della morte e spostare verso sinistra la curva rossa del rischio in modo che gli investitori privati possano quanto prima ritenere profittevole il business ed investire attivamente.

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