Suburra – La serie

Suburra – La serie

La nuova serie lanciata da Netflix “Suburra”, di Stefano Solima, prequel dell’omonimo film del 2015 tratto dal libro del magistrato Giancarlo De Cataldo e del giornalista Carlo Bonini, può considerarsi sicuramente come una scommessa vinta nella quale vengono riprese le tematiche già trattate nel precedente film ma con una maggiore introspezione sui personaggi già noti e l’introduzione di nuovi.

La serie prende il nome dal quartiere malfamato dell‘antica Roma dove politica e malaffare si mescolavano; infatti, la serie stessa, tratta del cosiddetto “mondo di mezzo” in cui politica, religione e criminalità si intrecciano. In questa città, così difficile da amministrare e nella quale lotte di potere sono all’ordine del giorno, i tre ragazzi protagonisti, Aureliano Adami, Spadino Anacleti e Gabriele Marchilli (interpretati rispettivamente da Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara e Eduardo Valdarnini) si ritrovano immischiati in affari più grandi di loro. L’origine di tutto ciò scaturisce dall’intenzione di Samurai (personaggio ispirato al terrorista dei Nar Massimo Carminati) di acquistare una serie di terreni ad Ostia, per conto della Mafia, e ottenerne altri dalla famiglia Adami, che comanda sul litorale ostiense, per poter costruirvi un porto con lo scopo di espandere il commercio di cocaina. Rispetto al film, va premiato il cambio di attore, in quanto Francesco Acquaroli riesce a dare un’interpretazione più realistica del personaggio di Massimo Carminati, il “re di Roma”, rispetto a Claudio Amendola, rappresentando così un uomo capace di far tremare i palazzi del potere non solo per quello che è capace di fare ma soprattutto per le informazioni che possiede, le quali lo hanno sempre reso un intoccabile. Posizione derivante dal fatto che Samurai parla con il “mondo di sopra”, quello della politica, e con il “mondo di sotto”, quello della criminalità, permettendogli in questo modo di mettersi al servizio del primo avvalendosi del secondo. A questi terreni non è interessato solo Samurai, ma anche Sara Monaschi (interpretata da Claudia Gerini) che, attraverso la sua pozione di tecnico all’interno della commissione in Vaticano, cerca di favorire la società del marito, ma si trova a doversi scontrare con Samurai, un avversario ben al di fuori della sua portata. Solima rappresenta attraverso Sara Monaschi un personaggio femminile forte, infatti è una donna spietata, capace di ogni nefandezza per ottenere ciò che desidera ed entrare in società con dei criminali. Samurai dovrà servirsi della politica per ottenere i terreni di Ostia e lo farà avvicinando Amedeo Cinaglia, ligio e rispettoso, che si troverà coinvolto nell’affare. Amedeo Cinaglia (interpretato da Filippo Negro) è un uomo che crede nella politica e nel ruolo delle istituzioni e proprio per il suo idealismo è sempre stato usato e rigettato dalle sfere alte del partito. E’ su questa sua delusione che fa leva Samurai che gli promette di nutrire le sue ambizioni.

I tre protagonisti sono legati da un’amicizia pericolosa, d’altro canto, in quanto Spadino è fratello di Manfredi, capo della famiglia Anacleti (Casamonica), in guerra con la famiglia Adami, di cui fa parte Aureliano, mentre Gabriele è figlio di un poliziotto. Ciò che li accomuna è la voglia di distaccarsi dal nucleo familiare per sviluppare un’identità propria. Alessandro Borghi riesce a dare grande consistenza al personaggio nel suo evolversi e nella rappresentazione della sua crescita, che lo porterà a diventare da semplice ragazzo al numero Otto del film, spietato e capace di prendersi ciò che vuole, in un mondo in cui vige la legge del più forte e nella quale viene perfettamente rappresentata la guerra del tutti contro tutti, in cui ogni singolo diventa lupo per ogni altro uomo (homo homini lupus). Per quanto riguarda Giacomo Ferrara, egli reinterpreta Spadino: è un attore alle prime armi che riesce però a dare spessore al personaggio, così complesso in quanto zingaro ma allo stesso tempo omosessuale. Vive in una famiglia che non lo accetterà mai per come è, nella quale deve nascondere la sua vera natura, dal momento che la sua vita è completamente controllata dal fratello. Spadino, solo attraverso la rottura con la famiglia, riesce ad accettarsi e a entrare nell’età adulta, attraverso l’accettazione di una serie di compromessi, come il matrimonio con Angelica (Carlotta Antonelli), per sancire un’alleanza con la sua famiglia.

Eduardo Valdarnini, invece, interpreta Gabriele Marchilli, detto Lele, figlio di un poliziotto, e si ritrova immischiato negli intrecci della malavita romana dopo aver contratto un debito con Samurai riguardo alla vendita di pasticche all’interno della sua palestra: rimane così sotto scacco di Samurai, che lo utilizza per i propri interessi. Pur non provenendo da una famiglia di criminali, ne è affascinato tanto da entrare in società con Spadino e Aureliano.

I dieci episodi della serie sono diretti da Michele Placido, regista ormai esperto nell’affrontare queste tematiche, abilità dimostrata dal successo di Romanzo Criminale e Vallanzasca – Gli angeli del male, e la cui collaborazione con Sollima è finalmente capace di creare un prodotto di qualità (dopo lo squallore dei cinepanettoni), riuscendo a rappresentare Roma caput mundi con tutte le sue contraddizioni e, purtroppo, le sue nefandezze. La serie lascia spazio alla possibilità di una seconda stagione e quindi l’unica cosa da augurarsi è che venga messa in scena il prima possibile.

 

A cura di Edoardo Papi

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