Descrivere e capire il Tao e la non-azione è difficile anche dopo aver letto buona parte dei testi alla base di questa filosofia, anzi, lo sforzo potrebbe risultare quasi o del tutto vano (‘Il Tao che può essere detto non è l’eterno Tao, il nome che può essere nominato non è l’eterno nome’ così inizia per l’appunto il Laotzi, libro cardine di questa filosofia). L’adepto taoista sostanzialmente arriva a compiere azioni attraverso la non-azione per l’appunto, estraniandosi dal mondo stesso e dalle luci della ribalta; in un certo senso per non- azione intendiamo il lasciarsi sospingere dalla corrente senza cercare di deviare il corso degli eventi e affidarsi all’adattabilità e spontaneità di risposta alle situazioni intrinseca dell’essere umano (opporsi incessantemente alle vicissitudini della vita porta solo a una esistenza sostanzialmente insostenibile). Altra base della dottrina taoista (dal gusto un poco anarchico) è l’inutilità di un legiferare spasmodico anzi sono le esasperazioni in una certa direzione a creare problemi nell’altra. Martellare con la benevolenza porta alla nascita della frode ed esaltare e tessere le lodi di un soggetto altro non fa che alimentare l’astio fra i suoi pari; Yin e Yang si bilanciano come poli opposti e così per ogni persona estremamente benevola ne avremo un’altra estremamente truffaldina. In oltre meglio evitare di modificare la natura: Se nessuno avesse inventato l’automobile ci saremmo evitati gli incidenti automobilistici. A questo punto qualcuno potrebbe intervenire dicendo: Una volta si usavano carri e cavalli ma incidenti potevano accadere ugualmente no? La risposta taoista sarebbe che la natura del cavallo non è quella d’esser addestrato e usato dall’uomo (elegante soluzione del problema alla radice!)
Ammetto che è una visione per certi versi difficilmente condivisibile in toto ma la ritengo senza dubbio interessante, si può trovare qualche similarità con la teoria della ‘Mano Invisibile’ di Adam Smith che, attraverso un meccanismo di auto regolamento, governa i mercati economici senza la necessità di un vero e proprio controllo esterno da parte del settore pubblico (però devo specificare che questo concetto è ormai stato abbandonato dalle teorie economiche moderne).
Sarebbe come dire: Non abbiamo bisogno di togliere tasse o dare agevolazioni (o meglio il bisogno ci sarebbe pure…) la cosa più importante e necessaria è creare un ambiente stabile e snello di norme che non cambino ogni 3X2 così che le imprese possano trovare nuove strade per guadagnare o valorizzare gli asset esistenti. Bisogna infatti ricordarsi che l’ambiente normativo ha molte attinenze e somiglianze con l’ambiente a livello biologico: In un ambiente estremamente mutevole difficilmente un organismo si adatterà prima di morire; allo stesso modo (e forse più) questo concetto è applicabile alle imprese che sono a tutti gli effetti degli organismi complessi facenti parte dell’ecosistema regolamentato (o meglio normosistema). Tutto ciò si traduce in un’altra valutazione parimenti importante e cioè che per quanti incentivi si possano dare alle aziende o all’assunzione, senza lavoro un impresa non assume ugualmente, con molto lavoro, viceversa, è COSTRETTA AD ASSUMERE.