“The Wrath of the Irish”   

“The Wrath of the Irish”  

Seconda metà del 19esimo secolo, dal sottosuolo della terra delle opportunità riemergono uomini ruvidi, malconci e ricoperti di polvere al punto tale che distinguerli dagli altri.

Ma se una volta risaliti in superficie esibivano un ghigno da leprecauno e un’ ingente quantità d’argento e oro nelle mani, beh potevi scommettere che 9 volte su 10 si trattava di Irlandesi senza neanche notare la chioma del colore del tramonto.

Questo è anche il principale motivo per cui l’espressione The Luck Of The Irish (la fortuna dell’irlandese) è nata: in un periodo in cui i cittadini statunitensi consideravano gli Irlandesi alla stregua dei subumani, il successo di questi ultimi doveva esser necessariamente pura fortuna poiché essa compensava una supposta assenza d’intelletto.

Facciamo un piccolo salto avanti, torniamo a 8 anni fa quando una ragazza Dee Devlin incontra il giovanissimo Conor in un pub nel cuore pulsante dell’Eire, entrambi hanno trovato il Motherload, la vena madre dalla quale è possibile estrarre un’infinità di materiali preziosi.

Ma ancora una volta la fortuna è condizione necessaria ma non sufficiente.

Perché ciò che dimentica chi ha coniato il termine “fortuna dell’irlandese” è proprio il fatto che questi per trovare oro e argento prima di tutto dovevano scendere nella miniera e sudarseli, strappare un bacio alla Dea Bendata può esser pura fatalità ma riuscire a farla innamorare è un altro paio di maniche.

Per quanto Dee ne sia fermamente convinta, nessuno può dire con certezza se la carriera di Conor McGregor sarà scintillante, sta buttando del tempo? Sono finiti entrambi in un cul-de-sac? Il ragazzo diventerà veramente qualcuno o rimarrà a combattere su ring in venues con capienza massima da 50 persone?

Col senno di poi possiamo dire che entrambi hanno camminato a lungo in direzione della pentola d’oro.

Girando gli ottagoni di tutta l’Irlanda il dubbio ha persistito: lasciare o non lasciare? La domanda rimbombava nella testa, facendosi molto più forte dei colpi degli avversari che laceravano il corpo ma non riuscivano a scalfire l’animo e la furia del Notorious, che nonostante due sconfitte ha fatto innamorare la terra dei trifogli al punto da ricevere una proposta di contratto da parte di Dana White (presidente dell’UFC) subito dopo essersi incontrati durante il viaggio di quest’ultimo al fine di ricevere onorificenze da parte del Trinity College.

Il ragazzo ha fatto del movimento la sua filosofia, la sua ossessione e la sua arma principale, viaggiando tra le categorie dei pesi leggeri e pesi piuma con la stessa facilità con cui Christian Bale prendeva o perdeva chili tra un film e l’altro, la furia rossa è, infatti, diventato il primo europeo a esser contemporaneamente campione in ambo le categorie, ma questo non è il suo unico record.

Sin dal debutto in UFC il lottatore ha fatto capire di che pasta è fatto, con una striscia di ben 7 vittorie nel circuito UFC consecutive e 6 bonus post-gara (5 top performances e 1 knock-out of the night al debutto), raggiungendo la vetta in soli 3 anni nonostante diversi infortuni più o meno pesanti.

Forse il momento in cui tutto il mondo ha inquadrato sotto i riflettori questo astro nascente è proprio durante l’UFC 194, quando la sfida con il brasiliano José Aldo ebbe effettivamente  luogo, quando per concludere una battaglia basata su provocazioni e dichiarazioni davanti alle telecamere durata mesi e mesi sono bastati 13 secondi nell’ottagono.

Ben 13 secondi per far fermare il timer, il tempo di alzarsi dal divano e prendere una birra, il tempo per una pausa bagno, il tempo di un missile impattato contro il cranio del combattente carioca.

È fatta, Conor McGregor dopo 8 presenze è campione Undisputed dei pesi piuma.

Ma non gli basta.

Poco dopo il guanto di sfida vola in faccia a Rafael Dos Anjos, campione in carica dei pesi leggeri, che prontamente accetta la sfida, ma si vede “costretto” a ritirarsi dopo un infortunio al piede, al suo posto subentra con soli 11 giorni di tempo per prepararsi all’incontro Nate Diaz: peso Welter, fratello d’arte di Nick Diaz e con 30 incontri alle spalle, il cui rateo vittorie/sconfitte è 19-11.

Il combattimento si svolge come da programma, Conor accetta di prendere peso e di salire a combattere nei Welter facendo quindi anche il suo debutto in categoria ma qualcosa va storto.

Tutto va storto.

Il californiano riesce a far breccia tra le difese di McGregor e riesce a trascinarlo nel suo campo, quello del grappling dove è più a suo agio, riesce a sottometterlo nel secondo round ed ecco la prima sconfitta dell’uomo che sembrava imbattibile.

Probabilmente il 28enne ha vacillato dopo questa delusione datagli dalla carriera ma è riuscito a vincere quell’immobilismo da Dubliner Joyciano e ha invece tirato fuori la grinta e tigna e si è allenato con un’unica idea in testa.

La rivincita.

Stavolta dai cunicoli era uscito solo argento, non bastava, bisognava tornare sotto terra, lontano dai riflettori e sporcarsi.

Dopo frecciatine sui social, dopo bottiglie tirate durante le conferenze stampa e dopo una serie infinita di turpiloqui da ambo le parti si è tornati lì, dove tutto è iniziato: Stati uniti, Nevada, Las Vegas.

Ma soprattutto nell’ottagono.

Ben lontani dai 13 secondi questa volta si è andati alla distanza, 5 round brutali nei quali gli unici a poter decretare il vincitore sono stati i giudici che per una manciata di punti hanno dichiarato Notorious vincitore dell’incontro.

Come prevedibile i social sono esplosi in dibattiti circa la legittimità della vittoria e a una grande schiera di haters si è contrapposta l’orda di sostenitori della capra irlandese pronta a difenderlo.

In ogni caso nel conto in banca del vincitore dell’incontro sono apparsi ben 3 milioni di dollari in più, mentre in quello dello sconfitto l’ammontare equivale alla modica cifra di 2,5 milioni in modo da non scontentare nessuno.

Neanche a dirlo, McGregor Vs Nate Diaz 3 si farà, questa volta sarà l’ultima.

L’ennesima volta che un americano accusa un irlandese di esser stato solo fortunato.

L’ennesima opportunità per Conor per confutare questo luogo comune.

 

A cura di Edoardo Santarsiero

 

 

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