Topo a reti unificate

Topo a reti unificate

Ci sono due tipi di persone al mondo: quelle che considerano Anastasia una principessa Disney e quelle che correggono il primo gruppo precisando che è della 20th Century Fox.

L’acquisizione della 21st Century Fox da parte dei Walt Disney Studios mette finalmente un punto all’annosa diatriba.

L’annuncio ufficiale è di giovedì 14 dicembre 2017, ma già nelle settimane precedenti circolavano rumors, che avevano riempito la rete di meme (subito, infatti, è stato notato come nel 1998 i Simpson avessero già previsto l’unione dei due studi di produzione), aspettative (le infinite prospettive per l’Universo Cinematografico Marvel ora che, oltre agli Avengers, può contare anche gli X-men e i Fantastici 4) e commenti contrastanti.
La Disney non è nuova all’ “acquisto della concorrenza” — Pixar (2006), Marvel Entertainment (2009), Lucasfilm (2012) — e, se ognuna delle precedenti acquisizioni era già stata adocchiata con sospetto, questa è ancor di più osservata con la lente d’ingrandimento dato che, dei sei maggiori studi di produzione cinematografica (Warner Bros., 20th Century Fox, Paramount Pictures, Sony-Columbia Pictures, Universal Pictures, Walt Disney Studios) ne lascia solo cinque.

La Writers Guild of America, proprio per paura che l’oligopolio d’intrattenimento si riduca ancora di più, ha reso noto che si impegnerà affinché le leggi antitrust statunitensi vengano rispettate. Questa visione è supportata da molti Democratici: in primis, la senatrice Amy Klobuchar ammette di essere “preoccupata circa l’impatto di questa transizione sui consumatori americani” ed anche il membro del Congresso David N. Cicilline dichiara che “questa acquisizione permetterebbe alla Disney di limitare cosa i consumatori possono vedere e aumentare le loro bollette delle tv via cavo. Disney otterrebbe più di 300 canali, 22 reti regionali sportive, controllo su Hulu, e una significativa porzione di Roku”.
Le maggiori preoccupazioni riguardano i tagli al personale: avendo già Disney sceneggiatori e produttori propri, non sarebbe assurdo ipotizzare che voglia eliminare il superfluo proveniente da Fox.
Di avviso opposto è, invece, la Casa Bianca: pare, infatti, che il presidente Trump abbia contattato Rupert Murdoch, il billionario patriarca dell’impero Fox, per congratularsi con lui per l’accordo sostenendo che “questo [accordo] potrebbe essere una grande opportunità per i posti di lavoro, e certamente non vede l’ora e spera di vederne creati molti altri.”
L’opinione pubblica è ancora divisa: se da un lato Disney potrebbe concorrere con Netflix come piattaforma di streaming (pare fosse questo l’obiettivo primario degli Studios al momento dell’acquisizione), dall’altro ridurrebbe comunque ancor di più l’offerta dell’intrattenimento visivo su piccolo e grande schermo.

Entro diciotto mesi dalla stipula, dovrebbe arrivare la risposta dalle autorità antitrust che passeranno al vaglio l’accordo per accertarne la validità: in caso di esito positivo, verrebbe dunque confermato che Disney acquisisce Fox per 66,1 miliardi di dollari (di cui 13,7 miliardi di debiti).
In realtà, pare che l’antitrust statunitense non sia l’unica con riserve: un anno prima che l’accordo Disney-Fox andasse in porto, la 21st Century, detentrice del 39% di Sky plc, aveva offerto 14 miliardi di euro per acquistarne il rimanente 61% e, dopo l’approvazione della Commissione europea, era stata interpellata l’antitrust britannica che avrebbe dovuto esprimere un parere entro gennaio. Tuttavia, alla luce dei recenti sviluppi, esso è stato slittato in primavera, giacché un esito positivo comporterebbe Disney come detentrice del 100% di Sky (monopolio comprendente anche la parte italiana, quindi) con un pagamento ulteriore di 16,7 miliardi di dollari (corrispettivo dei 14 miliardi di euro promessi, a suo tempo, da Murdoch), che quindi porterebbe il costo complessivo dell’acquisizione a circa 83 miliardi di dollari.

Si è, dunque, in attesa dei due responsi che, oltre a fare la felicità dei fan dei film sui supereroi che già ipotizzano recasting o espedienti per unire i vari universi, potrebbero creare un interessante precedente di cui potrebbero servirsi i rimanenti studi di produzione cinematografica per future trattative.

 

A cura di Ludovica Esposito

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