Trump: sfida o opportunità per la difesa strategica europea?
Difesa comune europea e ruolo della NATO

Trump: sfida o opportunità per la difesa strategica europea?

Le elezioni americane vanno ben oltre i confini degli Stati Uniti: il ritorno di Trump alla Casa
Bianca segna un momento critico per l’Europa. Più che le implicazioni sulla politica interna
americana, è imperativo riflettere sul significato di queste elezioni per il nostro futuro
strategico.


Per anni, come Unione Europea, ci siamo affidati unicamente alla NATO per garantire la
nostra sicurezza e difesa strategica, contando sul fatto che ogni qualvolta l’Europa fosse stata
in pericolo, gli Stati Uniti sarebbero corsi in nostro soccorso. Questa decisione è stata frutto
del fallimento della Comunità Europea di Difesa del 1954, per volontà, o meglio non volontà
della Francia di derogare all’unione sovranazionale le politiche estere e di difesa,
tradizionalmente considerate una prerogativa degli stati nazionali. L’articolo 5 della NATO,
simbolo di una protezione che sembrava incrollabile, oggi vacilla sotto l’ombra di
un’America meno disposta a fare da scudo. Trump, con la sua visione di “America first”, ha
reso evidente una verità scomoda: l’Europa non può più contare in tutto e per tutto solo
sull’alleato oltreoceano. Con le sue parole: “L’Europa sembra così carina, ma ci deruba”. A
Febbraio 2024 Trump ha dichiarato che incoraggerà volentieri la Russia ad attaccare qualsiasi
paese NATO non rispetti la soglia di spese per la difesa al 2% del PIL, continuando a
rimarcare un fatto: gli americani non sono più disposti a pagare per la difesa europea.

L’Europa, assopita dal 2014, quando dopo l’annessione della Crimea invece di tagliare, ha
aumentato la sua dipendenza da Russia e Cina, ha continuato a dormire beata.
Il febbraio 2022, con l’invasione russa dell’Ucraina, una scintilla d’unità è stata accesa, una
promessa di un’Europa che vuole e sa rispondere alle sfide. Questo impegno è rappresentato
dall’invio di fondi e armi volti a sostenere militarmente ed economicamente l’Ucraina; è la
prima volta che la gestione di una crisi appartenente all’ambito di politica estera non è
relegata alla sfera intergovernativa dell’Unione Europea, e le decisioni non vengono
prese unicamente tramite il coordinamento all’interno del Consiglio Europeo, ma è la
Commissione a giocare un ruolo preminente. Oggi l’elezione di Trump rappresenta il
potenziale disimpegno dell’America, e forse della NATO, verso il sostegno economico e
militare all’Ucraina, lasciando l’Europa a gestire questa grave crisi geopolitica da sola. Così
vicini al creare finalmente un paradigma di autonomia strategica, tendiamo verso esso, ma
con la mancanza di strumenti per implementarlo in maniera efficace. I paesi da cui questa
spinta verso l’unione dovrebbe e potrebbe provenire, Germania e Francia, sono oggi
intrappolate nelle loro stesse crisi, incapaci di offrire una leadership che guidi davvero verso
una difesa comune.

Queste elezioni tuttavia, aprono a un futuro, a un’occasione, a una finestra di opportunità, alla
creazione di una vera Unione Europea che possa finalmente giocare un ruolo rilevante in un
mondo dominato da sempre maggiori complessità e sfide geopolitiche, che possa mediare
nelle crisi e che abbia una vera politica di difesa strategica comune. I leader europei hanno
sperato nella vittoria di Kamala Harris per un motivo: continuare il ‘business as usual’, e
dondolarsi assopiti nello status quo.

Che questa sia una chiamata di risveglio: è il momento di scegliere, non solo per il presente,
ma anche per il futuro di questa Europa e di questo mondo.

di Lavinia Ansalone

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