Flavio Pardini, in arte Gazzelle, è uno tra i più amati cantautori del momento, un ragazzo di 28 anni che mette passione nella sua musica e che riesce a trasformare tutte le sue emozioni in parole trasferendole integralmente all’ascoltatore. È stato, il 17 Ottobre, il protagonista di un incontro organizzato dall’associazione studentesca LeP (libertà e partecipazione). L’evento, caratterizzato da un clima estremamente colloquiale, ha riscosso un grande successo a giudicare dalla numerosa presenza in aula.
Flavio nasce a Roma e qui vive, è un ragazzo semplice, introverso ma ambizioso, che è riuscito a trasformare la sua più grande passione nel suo lavoro.
La scelta di utilizzare un nome d’arte nasce dalla volontà di dividere la vita privata dalla musica, e “Gazzelle” viene scelto proprio per l’assenza di un significato particolare, rispondendo perfettamente all’esigenza di trovare qualcosa distante dalla sua persona.
I suoi testi sono caratterizzati da un tema centrale, l’amore, e mettono in luce quanto un sentimento così bello a volte possa far male. Questa malinconia di sottofondo si contrappone ad una base musicale molto forte ed allegra utilizzata per smorzare il peso delle parole “confondendo le persone”. Chiave del suo successo è la trasparenza delle sue canzoni, in quelle frasi c’è Flavio che racconta la sua storia. Questo, generalizzando, è il punto di forza di tutto il genere indie che ha riscosso tanto successo grazie “alla verità e alla trasparenza di cui è caratterizzato”.
All’incontro era presente anche il Ceo di Maciste Dischi, la prima casa discografica indipendente in Italia, Antonio Sarubbi. L’amministratore delegato ha spiegato a noi ragazzi che cosa significa essere un manager musicale soffermandosi in modo particolare sul rapporto che sussiste tra manager ed artista. Ciò che è emerso è l’assoluta fiducia che intercorre tra i due. Sarubbi ha dichiarato di occuparsi esclusivamente del lato manageriale e lavorativo senza influenzare in alcun modo le scelte artistiche. Su questa idea si basa il lavoro svolto dall’intera casa discografica, che lascia gli artisti liberi di esprimersi “senza bloccare il flusso, perché nel flusso c’è la verità”. Questa scelta lavorativa ha un effetto molto positivo sui cantanti, pensiero fortemente condiviso da Flavio.
Proprio per merito di questa etica di lavoro, quando gli abbiamo chiesto se il suo rapporto con la musica fosse cambiato ora che essa è diventata il suo mestiere, e se eventuali pressioni lavorative avessero influenzato il suo processo produttivo, lui ci ha risposto:
“No. Lavorando con Maciste Dischi non subisco alcuna pressione perché in quell’ambiente lavorativo non c’è questa mentalità. Personalmente non vengo influenzato in alcun modo. Molti artisti dicono che scrivere il secondo disco è la cosa più difficile, invece per me no, io l’ho vissuto come “non vedo l’ora di farlo”. Non ho mai badato a pressioni ed aspettative. La mia vita ovviamente è cambiata rispetto a prima e il rapporto che ho con la musica è migliorato perché adesso ho più mezzi e più tempo per dedicarmici.”
Grazie alla presenza di Antonio Sarubbi durante l’incontro è stato possibile esplorare anche l’aspetto più tecnico e teorico che caratterizza il mondo della musica. Insieme a Gazzelle ha discusso di come il cosiddetto indie sia un “movimento” generazionale che si basa su sincerità, verità e urgenza di dire qualcosa, composto da ragazzi normali che non ambiscono a fare business ma hanno come unico interesse la musica intesa come mezzo per esprimersi, e che hanno solo trovato il modo per estendere la loro cerchia di ascoltatori. Definiscono il genere indie come un ritorno alla vena cantautorale che appartiene da sempre al popolo italiano fruitore di musica, e quasi consequenzialmente da qui il focus si sposta sui talent, i “fast food” della musica (come li definisce Antonio), che sfornano interpreti bravi tecnicamente, costruiti ad arte che mancano però di naturalezza e profondità.
Parlando invece di musica pop, Antonio Sarubbi ha ammesso anche degli errori che le etichette indipendenti avrebbero compiuto sulla stessa scia delle case discografiche major, perché dopotutto “critichiamo i genitori e poi ci ritroviamo molto simili”. Ma nonostante questo si è detto fiducioso dell’unicità della musica di artisti come Gazzelle.
Quando infine gli abbiamo chiesto di parlarci del rischio per il genere indie di diventare mainstream e commerciale, la sua risposta è stata netta e sincera, senza bisogno di nascondersi dietro un muro di falso “alternativismo” di nicchia:
“Perché “rischio”? Perché questo è un rischio? Nel senso, io non credo che l’indie sia giusto e il pop sia sbagliato, anche perché secondo me per certe cose adesso sono la stessa cosa, cioè le due nomenclature si sostituiscono per certi aspetti – “Sopra”, ad esempio, è un pezzo pop. Per me non è un rischio, nel momento in cui diciamo che il pop è popolare, e noi pensiamo di portare una presunta qualità, una miglioria rispetto a quello che già c’è, allora perché dobbiamo ascoltarla in 20? Io voglio essere mainstream, ma a mio modo: nel momento in cui il “mio modo” sarà eccessivamente condizionato dalle vicissitudini che ormai avvengono anche nel nostro campo. Il rischio è più che altro l’approccio, perché è un mercato un pochino “dopato”: l’errore di cui parlavo prima è che stiamo facendo la gara dei numeri anziché quella delle canzoni. Ma insomma, io ne riparlerei tra 10 anni, perché alla fine, aldilà dei selfie e di tutte queste cose, rimarranno le canzoni, e quelle sono la verità. Io voglio arrivare in alto, voglio che i miei artisti siano uguali a quei nomi che noi cerchiamo di “spodestare”. Io la vedo come una conquista, se rimaniamo autentici.”
Alla fine, di questo incontro ciò che resta è la voglia di questi due ragazzi di mettersi in gioco per costruire qualcosa di concreto. Il messaggio che è stato lanciato da Flavio, non solo ai presenti in aula ma anche a tutti i giovani, è stato chiaro e preciso: “i sogni sono come una pentola a pressione: prima o poi scoppia. Li devi inseguire se no li ripiangi per tutta vita”.
A cura di Silvia D’Arrisi e Ilaria Lorusso