Piazza Colonna, Roma. Proprio di fronte a Palazzo Chigi si innalza la Colonna di Marco Aurelio; migliaia di turisti e cittadini romani passano quotidianamente davanti a questo monumento, senza però conoscerne il vero significato storico e artistico. L’aspetto storico è sicuramente la parte più interessante; la colonna fu fatta eseguire dal figlio di Marco Aurelio, Commodo, durante il suo impero insieme agli otto pannelli che ornano l’attico dell’Arco di Costantino ed ai tre conservati nei Musei Capitolini, probabilmente destinati ad un arco onorario.Il basamento era ornato da una serie di bassorilievi che furono distrutti durante il restauro voluto da Papa Sisto V ed eseguito da Domenico Fontana. Essi furono sostituiti con un’iscrizione che riporta l’errata dedica ad Antonino Pio. In cima alla colonna era situata la statua di bronzo di Marco Aurelio, che fu distrutta nel Medioevo. La colonnafu innalzata sull’esempio della Colonna Traiana, ma ciò che le differenzia è che a differenza di quest’ultima, le scene rappresentate non sono poste in ordine cronologico. Per quanto concerne la Colonna di Marco Aurelio la cronologia è dubbia, tuttavia si ipotizza che raffiguri le campagne militari che si svolsero dal 168 al 172 nella prima parte della colonna, fino alla raffigurazione della vittorie del 173 e del 174 nella seconda parte.Nei bassorilievi, considerati meno raffinati rispetto alla colonna di Traiano, viene frequentemente rappresentata la figura dell’imperatore. Il tutto fu realizzato con lo stile popolare che si stava cominciando ad affermare in quegli anni.
In cima al monumento spunta prepotentemente la statua di San Paolo voluta fortemente da Papa Sisto V. L’intervento del Pontefice è testimoniato dalla stessa scritta sulla Colonna; essa cita testualmente:
“SIXTVS V PONT MAX / COLVMNAM HANC / COCLIDEM IMP / ANTONINO DICATAM / MISERE LACERAM / RVINOSAMQ PRIMAE / FORMAE RESTITVIT / A. MDLXXXIX PONT IV”(Questa colonna istoriata dedicata all’imperatore Antonino, miseramente deteriorata e danneggiata, Sisto Quinto, Pontefice Massimo restituì alla forma originaria. A.D. 1589, nell’anno quarto del suo pontificato).
Non possiamo esimerci da una, seppur sommaria, analisi artistica. Intorno al fusto si arrotola un fregio disposto a spirale, che si avvolge per venti volte. Il rilievo mostra scene di battaglia e schiere di nemici vinti durante le guerre combattute dai Romani contro i Germani, Marcomanni e i Sarmati, popolazioni che si erano stanziate lungo il Danubio sotto il dominio dell’imperatore. Il racconto si fa via via più ripetitivo, soprattutto nelle scene di marcia. Nelle rappresentazioni di adlocutio (ossia il discorso alle truppe) i soldati non si radunano più tutti su un lato, di fronte all’imperatore seduto di profilo, ma formano un semicerchio che gira in basso intorno alla preminente figura centrale e frontale di Marco Aurelio, una raffigurazione che ci riporta a quella del Cristo fra gli Apostoli. La narrazione si fa sempre più drammatica e la rappresentazione di Giove Pluvio, che salva l’esercito romano morente di sete, assume quasi i connotati del miracolo. Lo stile è il medesimo degli otto pannelli aureliani dell’Arco di Costantino, dove la scena del sacrificio si presenta molto più affollata e densa di figure rispetto alle scene di sacrificio traianee, e questo dimostra una minore sensibilità verso la rappresentazione di Commodo. L’architettura della Colonna di Marco Aurelio non vuole distaccarsi dalla tradizione, anzi cerca palesemente di aderire ad essa il più possibile. Tuttavia non si può non sottolineare la tendenza alla disorganicità espressiva, tipica dell’ epoca di Commodo e propria della cultura figurativa etrusca, latina e italica, resa più aulica dall’arte classicheggiante degli anni precedenti. Insomma, una storia densa di aneddoti e di enigmi artistici, che portano a “leggere” questo incantevole monumento quasi fosse una vera e propria pergamena che narra di affascinanti tempi remoti.
di Anna Pascale e Gaia De Giovanni