Venere contro

Venere contro

Manca un mese al suo inizio ma il Fertility Day ha già suscitato scalpore. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione indetta dal Ministro Lorenzin sul tema natalità, rivolta alle coppie ma con particolare attenzione alle donne: l’iniziativa, infatti, mira a persuadere quest’ultime a fare (più) figli. La reazione del web è stata immediata e sostanzialmente unanime nello sdegno: il pressing esercitato da slogan come “la bellezza non ha età, la fertilità sì”, “datti una mossa, non aspettare la cicogna!”, “la fertilità è un bene comune” è stato infatti accostato alla battaglia demografica fascista, la cui martellante propaganda enfatizzava il ruolo doveroso della procreazione nella rigenerazione del popolo italiano (si pensi che al tempo fu istituita una tassa sul celibato). A dir poco orwelliano, in effetti, da parte del Ministro della Salute, tentare di condizionare una decisione spiccatamente individuale come quella della maternità con allarmismo e biechi sensi di colpa, in cui si intravede l’ombra dei ruoli di genere: e tristemente ipocrita, considerate le misure vigenti pressoché irrisorie di agevolazione fiscale, che risultano uno dei fattori principali a cui si deve ricollegare il calo del tasso di fecondità italiano.

Ma non fare figli, per molti, è troppo spesso una non-scelta, in un paese come il nostro dove la disoccupazione, la precarietà, i sacrifici, la fuga all’estero, la scarsa copertura del sistema sanitario e di quello scolastico – nonché le relative spese – sono solo alcuni dei bastoni tra le ruote del passeggino. La proverbiale beffa oltre al danno, dunque, sta nel promuovere ciecamente la maternità, nel glorificarla, senza che questa sia affiancata da politiche di sostegno concrete. Per tacere, poi, delle coppie che, pur volendo, sono incapaci di concepire e arrancano in un sistema in cui non ci sono incentivi per la ricerca scientifica sulle forme di procreazione assistita né un accesso meno cavilloso alle adozioni. Un discorso non meno importante va fatto in merito a tutte le coppie consapevoli che scelgono di non avere figli, un gesto ancora profondamente segnato dallo stigma sociale: lo stesso Piano Nazionale della Fertilità si prefigge, testualmente, di “operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione.” Forse, e solo forse, da rinnovare e capovolgere c’è ben altro.

 

A cura di Furio Duratorre

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